Tieffini contrari all’ipotesi corso-concorso ventilata dal Governo per assunzione in ruolo

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Dopo le anticipazioni di OrizzonteScuola.it sull’istituzione di corsi-concorsi per per l’accesso all’insegnamento, le prime reazioni. In redazione una lettera dei tieffini (Coordinamento nazionale dei docenti abilitati con TFA) che rifiuta tale ipotesi

Dopo le anticipazioni di OrizzonteScuola.it sull’istituzione di corsi-concorsi per per l’accesso all’insegnamento, le prime reazioni. In redazione una lettera dei tieffini (Coordinamento nazionale dei docenti abilitati con TFA) che rifiuta tale ipotesi

Inviato dal Prof. Edoardo Ricci

Onorevoli, senatori, cittadini,

con il presente comunicato i docenti abilitati con TFA intendono demistificare e denunciare la logica sottesa al nuovo progetto di riforma del reclutamento che il Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, sostenuta e sospinta da parte della maggioranza parlamentare targata PD, intende presentare per l’immissione in ruolo degli insegnanti nel prossimo futuro. Vediamo, per iniziare, come si configura questa nuova proposta che il MIUR già sventola ipocritamente come riforma meritocratica. Il DL 104/13, intitolato in modo propagandistico l’istruzione riparte, non ha accolto alcuna delle proposte avanzate dai deputati e dai senatori che si sono fatti portavoce dei diritti violati degli abilitati TFA, dichiarando inammissibili tutti gli emendamenti finalizzati al loro inserimento nelle graduatorie ad esaurimento (GaE), uno dei due canali che agli abilitati con le vecchie SSIS ha garantito, e garantisce tuttora, l’immissione in ruolo.

Il Governo, dunque, non solo si è espresso per l’impossibilità di provvedere a nuovi inserimenti nelle GaE, ma ha altresì tracciato l’orizzonte, tramite due ordini del giorno proposti dal PD (odg 9/01574-A/067 dell’on. Coscia alla Camera; odg  G15.114  della sen. Puglisi al Senato) della nuova proposta di riforma del reclutamento, modellata sul corso-concorso che lo stesso decreto ha introdotto per i Dirigenti scolastici.

E’ notizia di qualche giorno fa, infine, che la Legge di stabilità 2014 sarà accompagnata da una legge delega con cui la maggioranza parlamentare richiederà al Governo di avanzare una proposta di riforma del reclutamento che contempli la formula del corso-concorso e che contemperi i diversi interessi delle varie categorie di abilitati. Se il modello dovesse essere quello previsto per i Dirigenti scolastici, il corso-concorso prevederà delle prove selettive in accesso (test preliminare, prove scritte e orale), cui i candidati potranno partecipare tramite il pagamento di un contributo, e la frequenza di un corso di preparazione.

Ci pare di riscontrare in questa formula del corso-concorso, infatti, una procedura identica a quella del Tirocinio Formativo Attivo, che ha previsto, il superamento di tre prove selettive in ingresso e la frequenza di un corso di formazione da 60 CFU, costellato di esami pedagogico-didattici e disciplinari e di un’attività di tirocinio in classe, concluso infine da un esame finale di abilitazione. Sarebbe paradossale, discutibile e umiliante, ora, destinare gli abilitati TFA alla ripetizione di un percorso del tutto simile nella struttura a quello già svolto e superato per consentire loro l’accesso al ruolo, magari chiedendo in più una nuova tassa d’iscrizione simile all’importo medio di 2500 euro già versato per la frequenza del tirocinio formativo attivo. Un tale disegno sembra andare incontro, più che ad una nuova riforma del reclutamento, ad un risparmio della spesa pubblica: si tratta, infatti, di soppiantare i concorsi a cadenza biennale promessi dal Ministro Carrozza, e previsti dalla Legge Finanziaria del 2008, che comporterebbero un aggravio per le casse dello Stato, con una formula che riverserebbe i costi del reclutamento sulle spalle dei partecipanti e dei vincitori e che finirebbe per mercificare del tutto l’accesso alla professione insegnante. Nell’arco di poco più un decennio, poi, si determinerebbero evidenti discriminazioni nella procedura di reclutamento tra i seguenti soggetti:

  • Abilitato SSIS tra il 1999 e il 2009 che, dopo aver superato due o tre prove selettive in ingresso ed un corso di 120 CFU, è o sarà reclutato tramite le graduatorie ad esaurimento, ex permanenti;
  • Abilitato dei corsi abilitanti riservati del 2000 e del 2005 che, dopo non aver superato alcuna prova selettiva in ingresso ed aver frequentato un corso speciale della durata di un anno, è o sarà immesso in ruolo tramite graduatorie ad esaurimento;
  • Abilitato TFA che, dopo aver superato tre prove selettive d’accesso (di cui una su base nazionale) ed aver frequentato un corso di 60 CFU, dovrà partecipare ad un nuovo corso-concorso con altre tre prove selettive e frequentare dunque un nuovo corso di preparazione;
  • Abilitato PAS che, dopo non aver superato alcuna prova selettiva ed aver frequentato un corso di 41 CFU, dovrà partecipare allo stesso corso-concorso.

Che cosa c’è di meritocratico in tutto questo? La finalità, verrebbe da pensare, risiede forse nel dare l’opportunità a chi è uscito dalla finestra di rientrare dalla porta, arricchendo al contempo le borse delle università e risparmiando le casse dello Stato, con spese a carico dei partecipanti. Facendo i conti in tasca al tieffino, dunque, potremmo calcolare, per assicurarsi un posto a tempo indeterminato nei prossimi anni, il seguente esborso:

  1. 2500 euro per l’abilitazione TFA
  2. 3000 euro per la specializzazione con il nuovo TFA di sostegno
  3. Altri 2500 euro magari per il corso-concorso del futuro?

Va ricordato, inoltre, che ai docenti abilitati con TFA era stato promesso il bando di un nuovo concorso nel 2013, ad abilitazione conseguita, in modo da fornire loro la possibilità di entrare di ruolo. Allo stato attuale della normativa vigente, invece, il titolo di abilitazione TFA risulta incredibilmente e immotivatamente penalizzato, in quanto:

  1. è privo di un canale di reclutamento, poiché le graduatorie, come ribadito negli ordini del giorno del PD, restano chiuse per loro, mentre i concorsi non si vedranno almeno fino all’immissione in ruolo dei vincitori di quello del 2012;
  2. 68000 non abilitati con tre anni servizio, in gran parte respinti nelle prove di accesso al TFA, conseguiranno l’abilitazione tramite l’ennesima sanatoria PAS e finiranno inesorabilmente per scavalcare gli abilitati TFA nella seconda fascia delle graduatorie di istituto;
  3. a differenza degli abilitati SSIS del passato, gli abilitati TFA dovranno raddoppiare le loro fatiche e sostenere una procedura di reclutamento simile più ad un concorso per la magistratura, per difficoltà e numero delle prove, che ad un concorso per l’insegnamento.

Ecco, dunque, la riforma meritocratica che il MIUR si appresta a partorire su delega della maggioranza parlamentare: un corso-concorso che rimette sullo stesso piano, ai nastri di partenza, chi ha già superato un concorso-corso (abilitati TFA e abilitati SSIS non ancora entrati di ruolo) e chi non ha mai superato una sola prova concorsuale in vita sua (futuri abilitati PAS). Sembra un incubo, un eterno ritorno dell’uguale, una scalata in cui non si vede mai la vetta, avvolta da una nebbia minacciosa, una presa in giro in cui lo Stato sembra dire agli abilitati TFA: “Bravi, avete dimostrato di valere, superando il TFA con tre prove di accesso, ma si trattava solo di una finzione, di una simulazione. Ora rimettiamo in gioco tutti quanti alla pari, voi e chi non ha mai superato una prova selettiva, obbligandovi a ripetere ciò che avete già fatto se volete il posto a tempo indeterminato!”.

Sia ben chiaro, gli abilitati TFA non intendono sottostare a questa presa in giro e vogliono risvegliarsi a tutti i costi da quest’incubo, perciò non solo non accetteranno mai questa riforma e la combatteranno senza tregua, ma continueranno altresì a richiedere di poter accedere, come in passato, al doppio canale di reclutamento, da un lato tramite l’inserimento nella IV fascia delle graduatorie ad esaurimento ed il riconoscimento del valore concorsuale delle prove selettive già sostenute in entrata, dall’altro attraverso futuri concorsi che potranno servire ad accorciare l’attesa per l’immissione in ruolo, ma che non dovranno in alcun modo gravare sulle tasche già alleggerite dei tieffini, né configurarsi come una ripetizione paradossale di quel concorso-corso già superato con merito.

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