Teoria Gender a scuola? Sgambato: solo bugie! Un’invenzione per sostenere il referendum contro la riforma

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“Sgombriamo subito il campo dalle bugie e dalle inesattezze: nella riforma della buona scuola non c’è alcun riferimento all’inserimento nei programmi scolastici della teoria Gender. Molti insegnanti, ma anche spesso genitori preoccupati, mi segnalano delle vere e proprie catene di Sant’Antonio che, girando sui social e su altri mezzi di comunicazione, stanno creando un allarmismo assolutamente infondato”.

“Sgombriamo subito il campo dalle bugie e dalle inesattezze: nella riforma della buona scuola non c’è alcun riferimento all’inserimento nei programmi scolastici della teoria Gender. Molti insegnanti, ma anche spesso genitori preoccupati, mi segnalano delle vere e proprie catene di Sant’Antonio che, girando sui social e su altri mezzi di comunicazione, stanno creando un allarmismo assolutamente infondato”.

A fronte delle notizie false circolate nelle ultime settimane, la deputata del Partito Democratico Camilla Sgambato – insegnante e componente della commissione cultura che ha seguito tutto il lavoro parlamentare che ha portato alla riforma della Buona Scuola – chiarisce i contenuti della riforma e smentisce l’introduzione della teoria Gender nei piani formativi.

“L’equivoco – spiega – nasce forse dall’articolo con il quale è previsto, testualmente, che “il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei princìpi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”. Ma come si vede, la Buona Scuola promuove la sensibilizzazione contro la violenza di genere, contro le intolleranze, per il rispetto delle pari opportunità tra uomo e donna. Principi che sono e che devono diventare patrimonio comune di tutta la società. Nessun riferimento alle tematiche sbandierando le quali stanno partendo assurde crociate contro la riforma.

Chi riceve queste informazioni è quasi sicuramente in buona fede ma chi le diffonde – sottolinea la deputata – o è colto da ignoranza o da mala fede. Forse è solo un modo per screditare, senza fondamento, una riforma che sta provando a regalare al Paese una Buona Scuola e per carpire le firme per il referendum contro di essa. Un tentativo non solo maldestro, ma anche dannoso perché, urlando all’orrore, alimenta sentimenti di intolleranza e di paura. Il percorso verso la Buona Scuola è segnato e nessuna catena di pregiudizi e bugie lo rallenterà”.

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