Sud: dispersione scolastica-necessità di personale docente. Equazione logica…ma per il governo no!
di Mariella Gerardi – Il malcontento c’è. Si legge, si respira e si tocca con mano dappertutto. Forse più degli altri, questo nuovo inizio di anno scolastico comincia in un clima di generale avvilimento.
di Mariella Gerardi – Il malcontento c’è. Si legge, si respira e si tocca con mano dappertutto. Forse più degli altri, questo nuovo inizio di anno scolastico comincia in un clima di generale avvilimento.
I docenti italiani sono arrabbiati. Arrabbiati per tutta una serie di motivi, i soliti, da anni!
La lista è lunga e si evince ad esempio girando nel web, dove un gruppo di docenti ha pubblicato in queste ore un elenco di tutti i torti subiti dagli insegnanti in questi anni. Il mancato rinnovo del contratto, i tagli al personale docente e non, i tagli al sostegno, le classi pollaio, gli edifici scolastici non messi in sicurezza e, non ultimo, lo spostamento dalle graduatorie del Sud a quelle del Nord di un gran numero di docenti, i quali si sentono costretti a lasciare un Meridione che ormai non garantisce più lavoro.
Il tasto dolente è proprio questo: il Sud.
Che al Sud non si viva bene è risaputo. Si evince, in particolare, da un’inchiesta con cui il Centro studi Sintesi, in collaborazione con il Sole 24 ore, ha stabilito il livello di benessere dei piccoli comuni italiani. Nei primi dieci posti non compare neanche un paese del Sud.
Ma che il Sud venga messo in ginocchio anche per quanto riguarda il sistema scolastico è proprio una cosa che non va giù. Anche quest’anno, infatti, il Meridione verrà penalizzato con un inizio anno scolastico che vedrà quasi mille docenti in meno rispetto al passato. Si continua a tenere conto dei tassi di natalità e dei flussi migratori che, purtroppo, finiscono per avvantaggiare le regioni del Centro-Nord. Non si tiene in considerazione, invece, il fatto che al Sud ci sia il più alto numero di dispersione scolastica e che, di conseguenza, è proprio qui che necessiterebbero più insegnanti.
E’ risaputo che l’Italia sia tra i paesi peggiori d’Europa per abbandono delle aule. Secondo l’Anief il 17,6% degli alunni lascia i banchi troppo presto e con punte del 25% proprio nel Mezzogiorno.
E’ una situazione che Save the Children definisce “di povertà educativa”. Una situazione causata, purtroppo, anche da una scarsa e inadeguata offerta di servizi e occasioni educative e formative per bambini e adolescenti. Largamente insufficienti gli asili nido, solo per il 2,5% dei bambini in Calabria, e le scuole a tempo pieno, garantito solo nel 6,5% delle scuole primarie della Campania. Meno di un terzo di minori fa sport. I libri e l’arte occupano il tempo libero di pochi.
Tutto ciò, per finire, è confermato da una recente indagine sul disagio giovanile svolta dall’associazione Exodus, guidata da don Mazzi. “Ogni anno nel Lazio 2 ragazzi su 10 non tornano sui banchi di scuola ed entrano in percorsi di devianza comuni che nell’80% dei casi sono causati da modelli famigliari negativi”.
Alla luce di questo, non si comprende e non si può accettare che proprio al Sud venga assegnato meno organico e che proprio dal Sud tanti docenti siano costretti ad allontanarsi per cercare lavoro.
Le cose che non si comprendono, in verità, sono tante altre. Ma i docenti non si arrendono…vogliono giustizia per una scuola degna di rappresentare il nostro Paese a testa alta.