Stipendio legato al merito, ma a costo zero. Dopo le nostre anticipazioni, le reazioni dei sindacati

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red – FLCGIL: "ci vogliono risorse aggiuntive". ANIEF : "scuola trasformata in azienda. GILDA: "peggio del concorsaccio di Berlinguer". CISL: "no a contrattazione solo sugli aspetti non economici."

red – FLCGIL: "ci vogliono risorse aggiuntive". ANIEF : "scuola trasformata in azienda. GILDA: "peggio del concorsaccio di Berlinguer". CISL: "no a contrattazione solo sugli aspetti non economici."

Nel "Documento di economia e finanza" 2014 il Governo Letta inserisce una nota che affronta la valutazione delle prestazioni dei docenti e il legame con la progressione di carriera, scrivono di un "sistema di valutazione delle prestazioni professionali collegato a una progressione di carriera svincolata dalla mera anzianità di servizio", che comunque sarà delegato all’ambito contrattuale.

E già, da ambito governativo, si anticipa che non ci saranno fondi extra e che la scuola dovorrà pagarsi un sistema meritocratico ricavando le risorse al suo interno.

Come anticipatovi ieri, molta della partita, oltre alla questione finanziaria, si giocherà sul modello di sistema premiale. Due le correnti:

  • sistema puro, quindi con la progressione stipendiale interamente legata al livello prestazionale dei docenti;
  • o sistema misto, che vedrà una base stipendiale che progredisce in base agli anni di servizio, cui verrà innestata una incentivazione legata al merito.

Cosa ne pensano i sindacati?

Scrima, segretario CISL scuola, ha appena inviato un comunicato in redazione nel quale prende chiara posizione contro la volontà di contrattare solo sulle questioni "non economiche", ma lancia anche un appello.

"Se vogliamo avere risposte concrete -afferma Scrima – dobbiamo noi per primi muoverci in direzione di piattaforme credibili e praticabili. Ignorare il contesto economico e politico in cui porterebbe a fare discorsi poco credibili"

La proposta su cui la CISL Scuola sta lavorando, anche in previsione dell’appuntamento unitario del prossimo 28 ottobre (riunione congiunta dei direttivi nazionali delle sigle firmatarie del contratto), è un tentativo di "smarcare" il contratto dai limiti posti oggi dalla mancanza di risorse.

"Dobbiamo rivendicare – continua il segretario – intanto il principio del reinvestimento di eventuali risparmi, avendo chiarito in premessa che non ci si riferisce in ogni caso a tagli, di cui proprio non si discute. Dobbiamo poi costringere la parte pubblica a mettere ‘nero su bianco’ gli impegni che dovranno trovare posto nei prossimi documenti di programmazione economico finanziaria, al di là dei vincoli normativi oggi esistenti. Infine, vi è la necessità di rimettere ordine in tutta la parte relativa alla retribuzione dei carichi di lavoro aggiuntivi, su cui non mancano ogni tanto anche i tentativi di indebite ingerenze per via legislativa".

Di tutt’altro avviso, decisamente meno accomodante, la Gilda. “Proprio nel momento in cui il rapporto Eurydice sulle remunerazioni dei docenti, riferito agli anni scolastici 2009-2012, rileva che la progressione degli stipendi in Italia è tra le più basse in Europa, – spiega il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – il Governo sta pensando di abolire gli scatti di anzianità e di retribuire il ‘merito’ attraverso un sistema di ‘valutazione delle prestazioni professionali collegato a una progressione di carriera’, premiando cioè soltanto alcuni insegnanti, magari scelti con il metodo Invalsi.

"Un criterio – continua Di Meglio – sul quale non siamo affatto d’accordo perché significherebbe spostare risorse dagli scatti, cioè dallo stipendio di tutti, a un presunto merito per pochi che, peraltro, ancora non si sa come verrebbe valutato.Si tratta di un’ipotesi addirittura peggiore rispetto a quella del ‘concorsaccio’ di Berlinguer”.

L’invito del sindacato è alla mobilitazione e non certo alla riflessione sul reperimento dei fondi per lanciare un sistema meritocratico. O, conclude Di Meglio, “Se poi il Governo vuole premiare il merito metta a disposizione risorse nuove nel bilancio dello Stato”.

Domenico Pantaleo, segretario FLCGIL, pone, anche lui l’accento sul punto debole della proposta governativa, la mancanza di fondi aggiuntivi per il merito: "Se il governo pensa di non rinnovare i contratti dei settori pubblici, nella parte economica e normativa, e allo stesso tempo intervenire unilateralmente sui docenti della scuola con modalità di sviluppo delle carriere collegate alla valutazione individuale sappia che siamo pronti alla mobilitazione".

 "Il Def – sottolinea il sindacalista – prevede esattamente questo, chiarendo che non ci saranno né scatti di anzianità né aumenti salariali, ma invece si interverrà sulle articolazioni delle carriere docenti con valutazione della prestazione professionale. Il confronto sulla valorizzazione professionale si deve fare nell’ambito dei rinnovi contrattuali con risorse aggiuntive rispetto agli aumenti salariali".

Infine l’ANIEF con Marcello Pacifico che spiega: "Quello che vuole fare il Governo è sempre più chiaro: erogare gli scatti di anzianità al personale della scuola non più attraverso l’allocazione di risorse aggiuntive ma, avvalendosi della legge Brunetta, ricavando fondi dalla stessa scuola, da destinare solo ad una parte del personale. Quella parte che avrà dimostrato di meritarlo, tramite performance adeguate. Un po’ come accade in azienda".

Anche per arrivare a questo modello sono stati prodotti una serie di tagli impressionanti: da quelli derivanti dalla Legge 133/2008, con l’incremento del rapporto alunni/docenti, la riduzione del tempo scuola in ogni ordine e grado, il ritorno al maestro unico e la cancellazione dell’insegnante specialistico di lingua inglese, sino allo scellerato dimensionamento dell’ultimo triennio e ai 200mila posti cancellati tra il 2006 e il 2012. Per non parlare della riduzione di progetti fondamentali per i nostri giovani, come l’alfabetizzazione motoria nella scuola primaria e la frantumazione dei fondi destinati alle funzioni ‘obiettivo’.

"Abusando della delega che gli è consentita – prosegue Pacifico – il Governo sta sempre più violentando l’articolo 36 della Costituzione, dimenticando che gli stipendi dei dipendenti della scuola sono ufficialmente considerati, lo dice l’Istat, prossimi alla soglia di povertà. Tanto che al termine della carriera, un docente italiano guadagna più di 8mila euro in meno rispetto ad un collega  dell’area OCSE. E ora che si prefigura la fine degli scatti di anzianità, l’unica forma di incremento possibile per il personale della scuola, c’è veramente da mettersi le mani nei capelli".

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