La scuola è il bacino in cui la Pubblica Amministrazione risparmia di più con taglio di insegnanti e Dirigenti
La relazione annuale della Corte dei Conti sul costo del lavoro pubblico ben evidenzia l'accanimento che vi è stato da parte dello Stato nei confronti del settore scuola.
La relazione annuale della Corte dei Conti sul costo del lavoro pubblico ben evidenzia l'accanimento che vi è stato da parte dello Stato nei confronti del settore scuola.
Una piccola inversione di tendenza vi è stata con la così detta “buona scuola”, ma non è riuscita nella sostanza a colmare e figuriamoci ad invertire quella politica di tagli consistenti che hanno interessato il comparto scuola, il più rilevante per numero di dipendenti della intera PA.
Questa linea di tagli ha iniziato ad affermarsi in particolar modo con la manovra finanziaria per il 2009 (anticipata all'estate attraverso l'emanazione de decreto legge n. 112 del 2008), che disponeva una razionalizzazione del sistema scolastico, con una prefigurata robusta riduzione del numero di cattedre e del personale amministrativo, la sospensione dell'efficacia di alcune leggi speciali, un maggior controllo sulla contrattazione integrativa, più rigorosi vincoli alle facoltà assunzionali. A questa poi si è aggiunta, quella che la Corte dei Conti definisce come “ La sterilizzazione del triennio 2010-2012 , prevista dall'art. 9, comma 23 ai fini della maturazione dell'anzianità necessaria per l'attribuzione di classi stipendiali superiori in favore del personale della scuola, risultava già in parte depotenziata in sede di conversione del decreto
Nel periodo 2010-2014, sulla base di normative specifiche di deroga al regime di blocco, sono stati sottoscritti alcuni importanti contratti collettivi, concernenti soprattutto il personale della scuola , come di seguito dettagliato. Si segnala quello sottoscritto il 10 novembre 2014, sulla base di quanto disposto dall'art. 19 comma 5-bis del d.l. n. 98 del 2011, che ha riconosciuto ai direttori dei servizi generali ed amministrativi (DSGA) dei plessi scolastici, titolari di un incarico aggiuntivo presso una scuola diversa da quella di assegnazione, una indennità mensile nel limite del complessivo del 10 per cento dei risparmi derivanti dalla soppressione della predetta figura nelle scuole con meno di 600 studenti. Merita di essere segnalata la vicenda relativa al contratto collettivo – riguardante sempre il personale della scuola – sottoscritto il 7 agosto 2014, con il quale viene corrisposta a consuntivo, per un periodo di tempo limitato, un emolumento una tantum, al fine di evitare il recupero di quanto indebitamente corrisposto ad alcuni dipendenti amministrativi, per l'attribuzione di una posizione economica, sulla base di un'erronea interpretazione dell'efficacia temporale delle norme sul divieto di crescita delle retribuzioni individuali. Sono altresì considerati gli effetti finanziari derivanti dall'attuazione del cosiddetto piano per la “Buona scuola” previsto dall'art. 1, comma 4, della legge di stabilità per il 2015 al quale sono ascritti, per il 2016 e per l'anno successivo, effetti finanziari in termini di maggior spesa netta di 1,5 miliardi.
Guardando alla situazione più specifica del personale:
Al 2014 risultano 1.038.606 dipendenti tra personale a tempo indeterminato, dirigenti a tempo indeterminato e determinato, personale a tempo determinato della scuola con contratto annuale o fino al termine dell'attività didattica. Relativamente al settore statale la scuola evidenzia una diminuzione complessiva di personale di oltre l'8 per cento.
Colpisce il dato relativo al calo dei dirigenti scolastici (-31 per cento) per effetto dell'accorpamento dei plessi scolastici e del processo di riaggregazione avviato con il decreto-legge n. 122 del 2008 e della conseguente riduzione dei posti di funzione.
Gli insegnanti di ruolo diminuiscono di oltre il 9 per cento mentre aumenta del 48 per cento il numero dei docenti di sostegno. Il personale non di ruolo subisce una significativa riduzione (-32 per cento).
Gli insegnanti con contratto annuale e quelli con rapporto di lavoro limitato alla durata dell'anno scolastico diminuiscono rispettivamente del 18 e del 13 per cento.
Ancor più evidente la flessione per il personale amministrativo con contratto annuale, categoria di fatto quasi azzerata (da oltre 59.000 unità nel 2008 a circa 3.600 nel 2014). A fronte di quanto sopra, si registra un aumento del 12 per cento del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA) di ruolo, dovuto a nuove assunzioni conseguenti all'intervenuta rideterminazione dell'organico.
Retribuzioni: Come si evince dalle tavole 7 e 8 della relazione annuale oltre alla scuola tutti i comparti di personale statale evidenziano, comunque, una spesa per retribuzioni in diminuzione rispetto al 2013 ad eccezione dei Vigili del fuoco, comparto nel quale l'elevato incremento del personale in servizio di ruolo dovuto alla stabilizzazione di volontari (quasi il 3 per cento rispetto al 2013) ha prodotto un aumento della spesa per retribuzioni di oltre 5 punti percentuali. Nel periodo 2008-2014 la spesa per retribuzioni lorde del personale della scuola diminuisce di ben 16 punti percentuali (da 33,5 miliardi a 28,2).
Si tratta, come più volte osservato dalla Corte, di un calo strutturale imputabile alla razionalizzazione dell'organizzazione scolastica che ha comportato un diverso dimensionamento del rapporto alunni-docenti attraverso il raggruppamento delle classi e degli istituti scolastici con una conseguente diminuzione del numero dei docenti e dei dirigenti scolastici. La retribuzione complessiva più bassa è quella del personale ATA della scuola (22.000 euro), caratterizzato da un trattamento economico crescente in relazione all'anzianità di servizio e da una maggior concentrazione di personale nelle qualifiche meno elevate. Il rapporto tra il trattamento economico medio dei dirigenti di II fascia e quello del restante personale si colloca in un range ricompreso tra 1/2 nella scuola ( nel senso cioè che in media un dirigente scolastico guadagna il doppio di un docente con una anzianità media di servizio) e 1/3,5 presso gli enti pubblici non economici dove in media i dirigenti percepiscono compensi tre volte e mezzo superiori a quelli del restante personale.
Insomma i conti, i dati tecnici, parlano chiaramente, la scuola è il primo bacino della PA ove avviene il maggior “risparmio” ergo ove si affermano i più consistenti tagli, ai quali corrispondono un mero incremento di doveri ed obblighi imposti ex lege derogando in via peggiorativa al Contratto Collettivo nazionale di lavoro 2006/2009.