Riforma scuola. Marcello Pacifico: “150mila immissioni in ruolo successo dell’ANIEF”

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Vede molte luci e ombre Marcello Pacifico, presidente Anief, nel nuovo piano per la scuola firmato da Renzi. E promette una dura battaglia per l’assunzione dei 70.000 precari rimasti fuori dal piano straordinario di assunzioni.
Governo decide di assumere 150mila precari per non essere condannato dall’Europa

Vede molte luci e ombre Marcello Pacifico, presidente Anief, nel nuovo piano per la scuola firmato da Renzi. E promette una dura battaglia per l’assunzione dei 70.000 precari rimasti fuori dal piano straordinario di assunzioni.
Governo decide di assumere 150mila precari per non essere condannato dall’Europa

La stabilizzazione di 150.000 precari è un annuncio forte, di sicuro impatto mediatico. Che cosa ha spinto il Governo ad andare nella direzione che il tuo e altri sindacati auspicavate da tempo?

“Lo considero un successo dell’Anief. Dopo quattro anni dalla denuncia alla Corte di Giustizia europea e dopo migliaia di cause il Governo ha preso finalmente atto di quanto i giudici e l’Avvocatura generale hanno definito da tempo. Ma noi di Anief non ci fermiamo qui: non siamo soddisfatti di questi numeri, perché tagliano fuori una quota ancora consistente di lavoratori precari, i 70.000 che si sono abilitati attraverso il primo ciclo di Tfa e Pas”.

Pensi che possa esserci una speranza anche per loro?

“Il Tar appare sempre più orientato alla riapertura delle Gae in favore dei ricorrenti: è di queste ultime ore il reinserimento di docenti che erano stati indebitamente depennati dalle liste. Gli abilitati Tfa e Pas devono pretendere che venga loro riconosciuto il diritto a stare in una graduatoria che dia accesso al ruolo: lo Stato non può rinnegare se stesso prima formandoli e poi di fatto allontanandoli dalla professione. Il Governo chiude le graduatorie, ma l’Anief le riapre”.

Parliamo un po’ dell’organico funzionale.

“Continuano a chiamarlo organico funzionale, ma se davvero servirà alla copertura delle supplenze si trasformerà ben presto in un organico ‘disfunzionale’. Costringere i docenti a un carico didattico supplementare non potrà che ostacolare il loro rendimento, creando uno scompenso significativo”.

La parte che riguarda l’ipotesi degli incrementi retributivi ti soddisfa?

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“Direi che con questo 66% di docenti da premiare sono riusciti a fare peggio di Brunetta, con cui alla fine si arrivava a un buon 75%. Ci tengo come sempre a ricordare che la riforma Brunetta non sarebbe mai passata senza il consenso dei sindacati confederali, gli stessi che oggi ipocritamente puntano i piedi. Per quanto riguarda la cosiddetta ‘carriera’ dei docenti, noi non siamo contrari, non lo siamo mai stati, purché però si identifichino criteri obiettivi e trasparenti: non si può pensare di concentrare in mano ai dirigenti il potere di stabilire chi e perché debba avere accesso agli incentivi, anche perché non c’è ancora la possibilità di rimuoverli dal loro incarico in caso di inadempienza o di mancato raggiungimento dei risultati”.

Come ti sembra il capitolo sull’alternanza-scuola lavoro?

“Inutile prevedere un obbligo di formazione in azienda negli ultimi tre anni dei tecnici e dei professionali se non si dà attuazione all’obbligo scolastico fino a 18 o a 19 anni. Quando inizia l’alternanza i ragazzi più a rischio rischiano di essersi già persi”.

E l’apertura ai finanziamenti dei privati?

“Siamo favorevoli, purché non si abbandonino le aree in cui manca un tessuto economico di sostegno, mi riferisco al Sud e alle isole. Sarebbe necessario che lo Stato in questi territori a rischio si trasformasse lui stesso in azienda, magari con l’idea di un potenziamento degli investimenti nell’area dei beni culturali”.

di Eleonora Fortunato

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