Riforma scuola. Malpezzi, formazione obbligatoria: docenti formeranno docenti. Aspirare alle graduatorie ad esaurimento irrealistico

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L’On.le Simona Malpezzi (PD) ha lavorato alacremente nelle ultime settimane alla stesura delle linee guida che contengono la riforma della scuola proposta da Renzi.  Ma, lo giura, il suo impegno non si è ancora esaurito: troppo poco si è detto dell’orientamento e del multiculturalismo. E poi bisogna fare i conti con l’apprensione di chi, escluso dalle Gae, si vede senza un futuro. "Sbagliato dire che non si faranno più supplenze"

L’On.le Simona Malpezzi (PD) ha lavorato alacremente nelle ultime settimane alla stesura delle linee guida che contengono la riforma della scuola proposta da Renzi.  Ma, lo giura, il suo impegno non si è ancora esaurito: troppo poco si è detto dell’orientamento e del multiculturalismo. E poi bisogna fare i conti con l’apprensione di chi, escluso dalle Gae, si vede senza un futuro. "Sbagliato dire che non si faranno più supplenze"

Onorevole, chi disegnerà l’architettura istituzionale e gestionale della nuova scuola? E che fine faranno gli Uffici Scolastici Regionali? 

La scuola che abbiamo in mente è una scuola statale: dal ministero arriveranno linee guida, indicazioni, curricula, come è stato finora. Non vogliamo scuole isole dell’autonomia, ma  reti di scuole autonome, è molto diverso. Con le linee guida abbiamo inteso per prima cosa tracciare un perimetro  per arrivare a realizzare finalmente l’organico funzionale, condizione indispensabile per permettere agli istituti di attuare la loro piena autonomia. Per quanto riguarda il resto, la governance, per esempio, sarà oggetto di una fase successiva. Le nostre 136 pagine per adesso hanno lo scopo di rimettere al centro lo studente e la dignità dei docenti, finora calpestata.

Contate di ridare dignità ai docenti premiando il merito. Tuttavia per i nuovi scatti si parla di cifre davvero esigue e per di più calcolate su un arco di tempo che continua a essere biblico.

In Italia quello dell’insegnante non è l’unico lavoro sottopagato, pensiamo a chi ricopre funzioni altrettanto importanti come quelle degli infermieri, delle Forze Armate. Questo Governo però ha il coraggio di iniziare a incrementare in maniera differenziata le retribuzioni secondo criteri nuovi che gli insegnanti stessi chiedono da tempo, stanchi di progredire tutti allo stesso modo solo in funzione dell’anzianità di servizio. Se poi avremo a disposizione risorse economiche superiori a quelle contingenti saremo ben felici di investirle in aumenti salariali più consistenti.

Eppure, interpellati da un nostro sondaggio, 88 lettori di OrizzonteScuola su 100 hanno bocciato gli scatti legati al merito presentati nelle linee guida.

Posso comprendere benissimo un simile stato d’animo: gli insegnanti sono stati per anni considerati dei nullafacenti e questo ha lasciato in loro una profonda diffidenza verso qualsiasi elemento di novità. Quello che noi vorremmo fosse chiaro è che la nuova storia del nostro sistema di istruzione sarà scritta insieme a loro. Il Presidente lo ha ribadito più volte: ci vuole un Paese per fare la riforma.

Tra i crediti necessari a un docente per la sua progressione di carriera c’è la formazione. Sarà gratuita o a pagamento?

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Penso che la formazione debba essere insita nel contratto e che se lo Stato chiede agli insegnanti di adempiere a un obbligo poi debba anche metterli nelle condizioni di farlo attraverso corsi gratuiti. Un’idea a cui stiamo lavorando è anche quella della formazione impartita da colleghi formatori – ce ne sono molti -che fanno parte dell’organico funzionale all’interno di una rete di scuole, secondo il modello della peer education.

L’economista Andrea Ichino ha detto che l’assunzione ope legis dei 150000 precari delle Gae è lo scotto da pagare ai sindacati per l’introduzione di elementi di novità come, appunto, gli scatti per merito. Che cosa gli risponde?

Sorrido di fronte a un’affermazione del genere. Abbiamo deciso di assumere i precari delle Gae per dare stabilità al mondo della scuola, certo non per ingraziarci i sindacati, che spero ci verranno dietro, ma che su tanti punti sono in disaccordo con noi. Il resto è dietrologia.

Adesso ci elenchi un paio di punti deboli delle linee guida.

Credo che traspaia poco il valore che diamo all’orientamento e alla multiculturalità, due punti su cui dovremo lavorare ancora molto. Ma c’è anche un terzo punto che mi sta molto a  cuore, la formazione degli insegnanti.

A proposito di questo sappiamo che nei giorni scorsi i docenti non abilitati e abilitati non inclusi nelle Gae non sono stati teneri con lei…

E io ripeto loro sempre la stessa cosa: ci troviamo a governare un sistema di reclutamento che abbiamo ereditato da altri e che non avremmo mai scelto. Quello che stiamo cercando di fare è operare con una certa logica: le Gae in questi anni non si sono esaurite perché i tagli della Gelmini hanno interrotto il processo avviato da Berlinguer e Fioroni. Adesso il nostro scopo non è escludere chi non ne fa parte dalla possibilità di diventare docente, ma dare anche a costoro una possibilità concreta col prossimo concorso, che immetterà in ruolo 40.000 persone che vengono proprio dai Pas e dai Tfa.

Tuttavia c’è sempre il timore che la macchina dei concorsi si inceppi, in fondo è già successo, mentre un posto in graduatoria a esaurimento farebbe dormire sonni più tranquilli. L’altra cosa che spaventa e che agita gli animi è il non poter più contare sulle supplenze.

E’ una sintesi sbagliata dire che non si potranno fare più le supplenze. Anzi, grazie all’organico funzionale forse le  sostituzioni saranno più continuative. L’aspirazione a entrare in Gae è oramai irrealistica: per la nostra legislazione le assunzioni nel Pubblico Impiego devono avvenire per concorso, il tempo delle deroghe è finito.

In un passato non poi così lontano ce ne sono state molte.

Adesso però stiamo lavorando in un quadro normativo diverso, che non preclude ai neoabilitati la possibilità di andare a insegnare, ma modifica solo le modalità di accesso. I concorsi saranno triennali o biennali, e nel giro di 7 anni avremo il 40% di cattedre disponibili grazie ai pensionamenti. Non mi sembra un quadro così negativo.

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