Riforma. Chimienti “No superpresidi, no scuola azienda, sì assunzioni per docenti seconda fascia”
No deciso alla scuola azienda, ai superpresidi, alle lauree abilitanti e all’esclusione dei docenti di II fascia dalle assunzioni. Si preannuncia infuocata la battaglia per bocca dell’On.le Silvia Chimienti.
No deciso alla scuola azienda, ai superpresidi, alle lauree abilitanti e all’esclusione dei docenti di II fascia dalle assunzioni. Si preannuncia infuocata la battaglia per bocca dell’On.le Silvia Chimienti.
Battaglia a cui il Movimento Cinquestelle intende dal luogo in Parlamento per modificare i punti del ddl scuola giudicati più pericolosi per l’autonomia dei docenti.
Quali saranno le modifiche che intendete apportare al ddl riguardo ai ‘superpoteri’ che verranno conferiti ai presidi, liberi di individuare le risorse professionali più adatte ai loro istituto a partire dagli albi territoriali e di assegnare anche incentivi economici ai docenti ritenuti più capaci?
“Per il M5S l'articolo 7 del ddl è estremamente pericoloso e va abrogato in toto. Conferendo ai dirigenti il potere di scegliere i docenti e, addirittura, di conferire una premialità economica sulla base di un criterio soggettivo e discrezionale di ‘merito’ si rischia di dar vita a un sistema poco trasparente e clientelare.
Chi valuterà le scelte del dirigente scolastico? Chi controllerà che non abusi dei poteri che verranno messi nelle sue mani?
Nel ddl non vengono individuati, poi, criteri e parametri stringenti che vincolino almeno in parte l'inevitabile discrezionalità del preside. Basterà che egli rediga il piano triennale dell'offerta formativa della scuola e potrà assumere chi vorrà in maniera totalmente arbitraria. Non è sufficiente scrivere che il dirigente dovrà ‘dare pubblicità degli incarichi conferiti e motivare il fondamento della propria proposta’: a nostro parere, l'assegnazione degli incarichi andrebbe affidata ad un organo terzo e imparziale (gli ambiti territoriali ad esempio) che sia garanzia di trasparenza e fughi ogni dubbio circa il rischio concreto che le assunzioni avvengano sulla base di raccomandazioni. Come se non bastasse, il dirigente potrà far lavorare i suoi docenti prediletti anche su materie per cui non posseggono l'abilitazione specifica (ma solo il titolo di studio!) con gravi ripercussioni sulla qualità della didattica.
Senza contare la sudditanza psicologica che si troverebbero a vivere i docenti, costretti ad entrare nelle grazie del preside per potersi vedere riconfermati l'anno successivo nella propria classe. L'aziendalizzazione della scuola sarà portata a compimento e noi ci opporremo con tutte le nostre forze.
Qualora non riuscissimo a stralciare l'articolo sui ‘superpoteri’ dei dirigenti-capo azienda, cercheremo quantomeno di introdurre criteri rigorosi e obiettivi che lo limitino nelle sue scelte e un sistema molto serio e puntuale di controllo del suo operato anche tramite l'individuazione di pesanti sanzioni qualora si riscontrino abusi”.
Ci interesserebbe capire anche qual è la posizione del Movimento Cinquestelle sulla formazione dei nuovi insegnanti: nel calderone del ddl sono, infatti, finite anche le lauree abilitanti, una soluzione che vi soddisfa? E’ giusto svuotare i corsi quinquennali dei contenuti scientifici per introdurre insegnamenti pedagogici e didattici? Mantenere il canale abilitante con TFA non assicurerebbe una maggiore qualità nella formazione dei docenti?
“Iniziamo col dire che le lauree abilitanti sono una delle innumerevoli ‘deleghe’ contenute nel ddl e che noi siamo contrarissimi a che vengano delegate interamente al governo materie così importanti come la valutazione, il diritto allo studio, la governance. Ci opporremo quindi anche all'approvazione in tempi stretti di un testo così infarcito di materie su cui il Governo vuole agire indisturbato con futuri decreti, impedendo ancora una volta il confronto parlamentare. Le lauree abilitanti sono inconcepibili e deleterie! Sviliscono il percorso di laurea, impoverendolo e comprimendo sia gli insegnamenti disciplinari che quelli didattici e pedagogici. In pratica si conseguirà una laurea triennale e nel successivo biennio si sarà costretti ad una scelta precoce e irreversibile che non garantirà nel modo più assoluto certezze lavorative perché dopo la laurea abilitante si dovrà sostenere il concorso. Il percorso di laurea sarà accorciato per far spazio all'anno di tirocinio e agli esami trasversali di pedagogia con il risultato che si avranno molti insegnanti abilitati a spasso, proprio come ora e, se possibile, peggio di ora: avranno infatti un curriculum più povero ma altamente settoriale, poco reversibile e molti meno sbocchi lavorativi. Noi proponiamo un sistema simile a quello delle vecchie SISS: un concorso che testi realmente le conoscenze teoriche (senza quiz nozionistici!), aperto a tutti i laureati quinquennali e bandito sulla base del fabbisogno delle scuole che, se superato, darà accesso ad un anno di tirocinio retribuito (e non a pagamento come avviene ora!) e di formazione incentrata sugli aspetti pratici e didattici della professione. L'anno di corso-concorso, sottratto dall'egida delle università e affidato interamente alle scuole, si concluderà con una prova finale che, se superata, darà diritto all'immissione in ruolo entro e non oltre tre anni dal conseguimento del titolo, con una multa per lo Stato e un risarcimento per il docente qualora questo non avvenisse entro tre anni, come ci chiede l'Europa. In questo modo, non sacrificheremmo né la formazione teorica né quella didattica e garantiremmo al docente che il superamento dell'anno di corso-concorso dia diritto all'immediata immissione in ruolo, cosa che non avviene con l'attuale truffaldino sistema mangia-soldi del TFA”.
Per quanto riguarda il piano straordinario di assunzioni, vi soddisfa l’ipotesi di un prossimo concorso che valorizzi il solo servizio e non un percorso selettivo di abilitazione?
“Non ci soddisfa questa ipotesi soprattutto perché ha tanto l'aria di essere un ‘contentino’ che il Governo e il PD vogliono dare ai docenti di II fascia con anzianità di servizio i quali hanno diritto all'assunzione e non a sostenere un ennesimo nuovo concorso!
Inoltre, un concorso che valorizzasse solo il servizio penalizzerebbe il merito dei docenti abilitati con TFA e semmai non ancora in possesso di anzianità di servizio per ragioni puramente anagrafiche.
Se si fa un concorso, tutti devono essere nelle stesse condizioni di partenza, altrimenti si faccia un concorso per soli titoli!
Noi proponiamo, nel periodo transitorio 2015-2020 (che potrebbe essere anche più breve visti i numerosi pensionamenti in arrivo), di assumere tutti i docenti GAE e, in subordine, tutti i docenti in II fascia GI, procedendo con doppio canale, tramite scorrimento delle graduatorie (50%) e con regolari concorsi biennali (50%) che diano la possibilità anche a chi ha meno anni di servizio di poter essere immesso in ruolo prima, se meritevole. Gli assunti da graduatoria d'istituto sosterranno un anno di prova con valore concorsuale.
Una logica, quindi, totalmente opposta a quella al ribasso e "salva-faccia" del PD.
Inoltre, per quanto riguarda il piano di assunzioni, vorremmo evidenziare come la cifra di 101mila docenti assunti a settembre sia totalmente fuorviante: dalla relazione tecnica si evince chiaramente come le risorse fresche stanziate dal Governo siano ad appannaggio unicamente di 48mila soggetti. Per tutti gli altri, le risorse sono già stanziate da Governi precedenti o quantificabili in cifre irrisorie”.
Citava l’ipotesi di un concorso per soli titoli?
“Esattamente, questa è una delle soluzioni possibili e sappiamo che non è vero che è incostituzionale. Basta la volontà politica e il PD di Renzi non ce l'ha. Noi abbiamo proposto un anno di prova riformato, che abbia valore concorsuale per gli immessi in ruolo da graduatorie d'istituto che, per il M5S, devono essere assunti già da quest'anno sulle cattedre che resteranno scoperte dal personale in GAE, in base al fabbisogno scolastico. Sappiamo benissimo che in alcune classi di concorso le GAE sono già oggi esaurite: bene, invece che procedere ad un nuovo concorso, il Governo proceda immediatamente alla stabilizzazione degli abilitati di II fascia che chiamerà a lavorare nuovamente come supplenti nell'anno 2015-16 (in attesa del concorso?) per poi lasciarli semmai a casa nell'anno successivo”.
La soddisfano i 500 euro annui per l’aggiornamento? In realtà molti docenti sentono la formazione come un lavoro in più che dovrebbe essere retribuito e non solo finanziato. Questo tipo di mentalità rappresenta un problema o no?
“La formazione non è qualcosa che si può calare dall'alto esattamente come i quiz INVALSI, le circolari sui BES e le miriadi di obblighi burocratici che tolgono ossigeno al mestiere del docente. La formazione e l'aggiornamento non dovrebbero solo essere totalmente gratuiti, ma andrebbero anche retribuiti e i docenti dovrebbero essere messi in grado di formarsi regolarmente e con costanza.
L'incentivo spot di 500€ per le attività culturali non è un modo serio di incentivare la formazione del personale docente”.
L’anno di prova è stato configurato come una sorta di forca caudina. Segno che si teme il possibile ingresso di personale non sufficientemente preparato e dal punto di vista didattico e da quello scientifico?
“Evidentemente il Governo pensa che insegnanti con decenni di servizio alle spalle non sappiano ancora svolgere il proprio mestiere e vadano formati da capo. Noi riteniamo che sia ridicolo chiedere di superare nuove prove selettive dal momento che i neo-immessi in ruolo hanno redatto atti ufficiali e diplomato studenti anche per molti anni consecutivi. L'anno di prova sia più serio di ora, come proponiamo nella nostra legge sulle assunzioni, ma non vada a testare nuovamente le conoscenze disciplinari: piuttosto si valuti l'idoneità del docente a stare in classe e le sue capacità di rapportarsi con gli alunni. Ben vengano formazione e aggiornamento per tutti, anche per chi è già di ruolo, debitamente organizzati e retribuiti, un'opportunità di crescita e non un obbligo burocratico, l'ennesimo, a cui sottostare”.
Tutto sulla Buona scuola, con il testo del DDL