Processo Liceo Classico: assolto, il fatto non sussiste ma serve una riforma

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Il “processo” al Liceo Classico, messo in scena al Teatro Carignano  si è concluso con un assoluzione, il “fatto non sussiste”. Ma se l’imputato è stato assolto con formula piena non mancano le critiche nei confronti del liceo più blasonato dell’istruzione italiana.

Il “processo” al Liceo Classico, messo in scena al Teatro Carignano  si è concluso con un assoluzione, il “fatto non sussiste”. Ma se l’imputato è stato assolto con formula piena non mancano le critiche nei confronti del liceo più blasonato dell’istruzione italiana.

Il processo è stato organizzato dalla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, dal Miur e da Il Mulino per parlare della scuola ma anche dei modi italiani di formare la classe dirigente.

La sentenza, pronunciata dal procuratore delle Repubblica di Torino, Armando Spataro, stabilisce che  anche se greco e latino hanno la loro utilità il corso di studi deve essere rinnovato con una profonda riforma e soprattutto gli atteggiamenti di superiorità degli studenti che lo frequentano, nei confronti di chi studia altro, devono terminare.

La domanda che ha aperto il processo era “Serve ancora studiare greco e latino ai tempi di Twitter?”.

Davanti al giudice, come in un qualsiasi processo, accusa e difesa hanno avuto un dibattimento senza esclusione di colpi; l’accusa rappresentata da Andrea Ichino dell’European University Institute e la difesa da  Umberto Eco.




Ichino ha aperto la sua arringa sostenendo che,  non solo il liceo classico non dà una preparazione migliore agli studenti che vogliono sostenere studi scientifici o a quelli che provano ad entrare in facoltà a numero chiuso, ma che  per quelli che vogliono intraprendere studi umanistici dà una visione della realtà parziale. “In questo processo cercherò di far condannare il classico perché inganna alcuni studenti, che lo scelgono per avere strumenti migliori. E poi perché è inefficiente e perché è figlio della riforma Gentile, la "più fascista delle riforme", che voleva creare una scuola di élite impedendo alle classi svantaggiate di accedervi.”.

A difesa degli studi classici Eco ha proposto di eliminare, invece, gli studi scientifici replicando ad Ichino “Sono d'accordo: il classico non prepara meglio dello scientifico, ma prepara in modo uguale. Ed è vero che Gentile non aveva fiducia nelle materie scientifiche. Nel liceo classico che ho fatto io c'era perfino pochissima storia dell'arte, la studiavamo solo su un vecchio manuale, il Pittaluga, con le foto in bianco e nero. E si erano dimenticati di spiegarci che Leonardo era un genio della pittura, ma non sapeva granché di chimica dato che molti suoi affreschi si scoloriscono.”.

Il processo si è, quindi, focalizzato sul sostenere studi classici o scientifici con testimoni di prim’ordine come il matematico Stefano Marmi della Normale di Pisa e l’economista Michele Boldrin chiamati a disquisire in favore degli studi scientifici e il filolofo Luciano Canfora e il latinista Ivano Dionigi chiamati a parlare in favore degli studi classici.

Nella sua requisitoria Ichino ha spiegato ”Il 70% degli italiani non è in grado di elaborare informazioni matematiche in Italia. Nessuno vuole abolire la cultura umanistica ma serve un nuovo equilibrio tra cultura umanistica e cultura scientifica” sottolineando il fatto che non è vero che effettuando studi classici si può, poi, fare qualsiasi percorso universitario poiché “ gli studenti che tentano il test di medicina quelli del classico hanno risultati meno positivi”.

Di contro Eco ha replicato “Avere una cultura umanistica significa saper fare i conti con la storia e con la memoria. L'umanità sta perdendo la memoria” .

A  favore degli studi scientifici parla Marmi sottolineando l’importanza della matematica “viviamo in un mondo che sta subendo una modificazione dettata dalla matematica, attraverso il suo braccio armato che è il computer, l'informatica, l'algoritmo. Persino la mia cravatta e stata fatta utilizzando la matematica, ne va preso atto. Nessuno pensa che la matematica sia una risposta a tutto, ma la realtà va in questa direzione".

Canfora però vuole porre l’accento sull’importanza delle lingue morte spiegando che  "il liceo classico è la trincea della democrazia e tradurre latino e greco è lo strumento principale per orientarsi nella comprensione degli altri e delle altre culture".

Riforma Liceo Classico e responsabilità

La corte afferma che il Liceo Classico ha bisogno di un cambiamento, di un rinnovamento che si attende da troppo tempo. La responsabilità per la sua mancata riforma, secondo il giudice va indagata e spetta al pubblico ministero tale indagine su “eventuali comportamenti omissivi di chi, avendo responsabilità di governo, non ha attuato la riforma, venendo anche meno al dovere di fornire alla scuola risorse personali e strutturali assolutamente necessarie per il suo funzionamento”.

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