Il precariato si risolve coprendo subito i 100mila posti vacanti

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red – Si tratta della proposta del sindacato ANIEF che oggi, secondo quanto riferisce un comunicato inviato in redazione, ha partecipato al sit-in davanti al MIUR insieme ai movimenti dei docenti e all’UniCobas. La scuola dipinta dal giovane sindacato è una scuola sofferente, con  stipendi da fame, precari in via d’estinzione e sottopagati, scuole che chiedono la settimana corta per mancanza di fondi, burnout crescente.

red – Si tratta della proposta del sindacato ANIEF che oggi, secondo quanto riferisce un comunicato inviato in redazione, ha partecipato al sit-in davanti al MIUR insieme ai movimenti dei docenti e all’UniCobas. La scuola dipinta dal giovane sindacato è una scuola sofferente, con  stipendi da fame, precari in via d’estinzione e sottopagati, scuole che chiedono la settimana corta per mancanza di fondi, burnout crescente.

Come se non bastasse, l’ANIEF ricorda i bassi risultati su apprendimento e abbandono scolastico sempre più distanti dalla competitiva Europa

Oggi, il sindacato autonomo ha ribadito a Roma i contenuti della piattaforma. Queste sono le richieste che l’Anief propone al governo per trovare subito una via d’uscita dalla contestata riforma: subito assunzioni per 100mila posti vacanti già di fatto vacanti e disponibili per le immissioni in ruolo; sblocco del contratto per allineare le buste paga di base di docenti e Ata al costo dell’inflazione; obbligo formativo esteso da 16 a 18 anni; riforma dell’apprendistato.

Nel dettaglio, il giovane sindacato ha indicato all’amministrazione e al governo tre inter‎venti mirati per cambiare “la bussola”.

1. Reclutamento: bisogna stabilizzare su tutti i posti vacanti e disponibili i precari con più di 36 mesi di servizio ed inseriti nelle GaE, ma anche gli ‘idonei’ dei concorsi. Inoltre, Anief ha verificato che un posto su dieci oggi in organico viene affidato alle supplenze: può essere liberato, lasciando la possibilità ai nuovi abilitati di essere nominati come supplenti annuali

2. Apprendistato: ha ragione l’on. Simona Malpezzi, responsabile Scuola PD, che sullo stesso argomento ha rilasciato oggi un’intervista a Orizzonte Scuola. Sul tema dell’alternanza scuola-lavoro, occorre prendere esempio da organizzazioni più virtuose, come quella di Bolzano. Oppure dal mode‎llo tedesco. Ma se non si riprende il progetto dell’ex Ministro Luigi Berlinguer sull’obbligo formativo fino a 18 anni, non riusciremo mai a risolvere il problema dei Neet già quindicenni. E questo significa creare nuove cattedre, nuove scuole, nuovi plessi. Di sicuro, non attuare ulteriori tagli. Come ha dichiarato recentemente il proprietario di Google “bisogna lavorare di meno e non di più”. A tal proposito, non ha senso introdurre 36 ore di servizio settimanale per i docenti, perché, sebbene facoltative, distruggerebbero i tempi della programmazione e ci allontanerebbero ulteriormente dai parametri dell’Europa.

3. Carriera: premesso che gli stipendi base devono prioritariamente essere agganciati per tutti i lavoratori della scuola al costo della vita, perché la dignità della professione viene prima di chi lavora di più, il sindacato è disposto a confrontarsi sul fatto che la carriera possa non più essere legata esclusivamente ‎all’anzianità. Servono tuttavia criteri di valutazione trasparenti, non necessariamente affidati al solo dirigente scolastico, il quale dovrà essere a sua volta valutato.

Quindi le “tappe” da affrontare sono: sbloccare il contratto, dare uno stipendio in più per ogni anno di arretrati (1.200 euro a partire dal 2010, altro che 80 euro mensili), finirla di sottopagare i precari perché i loro lavoro svolto è uguale a quello dei colleghi di ruolo.

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