Pensiamo al dopo Gelmini: abolire gli esami di maturità?
di Vincenzo Pascuzzi – E’ vero ora si chiamano Esami di Stato e poi non si tratterebbe di abolirli del tutto. Ma di semplificarli moltissimo sì! Ridurli drasticamente, anche come onere economico, temporale ed emotivo, a circa 1/6 dell’attuale, al 15%. Uno scrutinio un po’ più completo, approfondito e impegnativo forse con un paio di prove scritte decise a livello di istituto e da esaurire in 2, 3 giorni, con vantaggio e sollievo per tutti.
di Vincenzo Pascuzzi – E’ vero ora si chiamano Esami di Stato e poi non si tratterebbe di abolirli del tutto. Ma di semplificarli moltissimo sì! Ridurli drasticamente, anche come onere economico, temporale ed emotivo, a circa 1/6 dell’attuale, al 15%. Uno scrutinio un po’ più completo, approfondito e impegnativo forse con un paio di prove scritte decise a livello di istituto e da esaurire in 2, 3 giorni, con vantaggio e sollievo per tutti.
Vediamo perché. Esponiamo alcune motivazioni, pronti a confrontarci con chi la pensa diversamente. E sicuramente sono tanti.
E’ recentissima l’acuta osservazione di un docente o preside, forse siciliano e con lo pseudonimo di “Polibio” , che ipotizza come la normativa, entrata in vigore quest’anno (!), possa aver reso illegale la bocciatura una volta che il maturando abbia ottenuto l’ammissione all’esame con le sufficienze in tutte le materie!
Infatti così scrive il nostro Polibio (1): «Dopo che si era resa artefice della geniale trovata dell’ammissione degli studenti agli esami di maturità soltanto se hanno ottenuto la piena sufficienza in tutte le materie, singolarmente considerate, il ministro dell’Istruzione bresciano a suo tempo emigrato in Calabria per sostenere gli esami per diventare avvocato potrebbe aver dato vita ad un’altra conflittualità da trasferire nelle aule giudiziarie. Sul piano del diritto, le commissioni d’esami possono bocciare gli studenti che sono stati ammessi con la sufficienza (a partire dal voto 6) in ciascuna delle materie? Si tratta di una norma che è entrata adesso in vigore, differenziandosi da quella in vigore fino all’anno scolastico 2009-2010 che imponeva la sufficienza per l’ammissione agli esami, ma si trattava di una sufficienza (almeno 6) che scaturiva dalla media di materie diverse (per non essere più marcati: 5 in italiano e 7 in matematica, la cui media è 6). Una norma, quella del 6 in ciascuna delle discipline, che fa il paio con quella che per essere promossi alla classe successiva è necessario almeno il 6 in ciascuna delle materie, cosicché i 4 e i 5 si sono visti elevati a 6, a danno degli studenti che il 6, il 7, l’8, ecc. l’hanno meritato (e tale il voto è rimasto), e soprattutto a costituire un debito e una carenza formativa permanenti.»
Di sicuro, alcuni dei circa 5.000 bocciati – statisticamente prevedibili: 1% di 500.000 – tenteranno la via legale e dei tribunali. E allora vedremo.
Ma una critica molto più radicale, convinta, solida e documentata è quella formulata nel 2009 (appena 2 anni fa) dal preside Claudio Cremaschi nel suo validissimo libro-saggio “Malascuola” (2) (3) (4). Cremaschi denuncia l’inutilità degli esami e i loro costi enormi che vanno ben oltre i 63 mln di euro destinati alla voce “compensi per le commissioni degli esami di Stato”.
Vediamo in breve cosa scrive Cremaschi (5): «In realtà gli esami di Stato in Italia non verificano proprio nulla. In compenso i costi reali sono molto, molto più alti: comprendono il lavoro del ministero, degli uffici scolastici provinciali; e persino il costo dei carabinieri, impegnati a conservare le prove d’esame e a consegnarle alle scuole la mattina delle prove… messinscena anacronistica che sopravvive negli anni, sfiorando il ridicolo.» E poi ancora: «Possiamo allora stimare in un miliardo e mezzo di euro il costo degli esami nella scuola italiana. Il 3,5 per cento dell’intero bilancio. È un costo enorme, ed è uno spreco inaccettabile che le scuole siano bloccate per un mese a causa dello svolgimento degli esami, e più della metà dei docenti sia retribuita e inutilizzata. Ma il problema degli esami non è solo quanto costano, ma soprattutto a che cosa servono.»
Però dal 2009 nulla è stato concretamente fatto per affrontare il problema perché «Nessuno vuole cambiare davvero il sistema» (6).
Al conteggio del preside bergamasco bisognerebbe aggiungere gli oneri – economici, di stress e difficilmente quantificabili – corrispondenti ad un mese di vita per tutti i 500.000 maturandi e almeno un milione di loro familiari. In più coloro che devono ricorrere a lezioni private spendono – ha calcolato Flavia Amabile su La Stampa – almeno altri 400 euro (7).
In relazione alla regolarità delle prove d’esame, cioè all’impegno ad evitare copiature e suggerimenti, è ancora Flavia Amabile che riferisce su La Stampa l’iniziativa dei docenti e presidi del “Gruppo di Firenze” e del loro appello (8). Diversi post sul blog del Gruppo (9) riportano l’avanzamento dell’iniziativa, avviata dapprima su mailing list, alla quale pure si sono associate l’Anp, L’Andis, la Uil, la Gilda, e che ha avuto un qualche riscontro mediatico. Però, con tutto il rispetto per il Gruppo e per i firmatari (alcuni conosciuti di persona avendo insegnato nelle loro stesse classi), non si può non segnalare il numero ridotto (500 su 140.000 = 0,4%) assieme all’aspetto effimero e platonico dell’iniziativa stessa.
Peraltro c’è chi, come il sito internet “ScuolaZOO”, rema decisamente nella direzione opposta (10).
(1) Abusive le bocciature degli studenti agli Esami di Stato
(2) Malascuola
(3) Malascuola
(4) Malascuola
(6) «Nessuno vuole cambiare davvero il sistema»
(9) “Gruppo di Firenze” Per la scuola del merito e della responsabilità
(10) ScuolaZOO