Ingegneri e architetti spesso anche prof. I loro redditi fermi ai livelli del 1982

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Il dibattito sull'utilità/necessità/tolleranza che i professionisti (architetti, ingegneri, commercialisti, agronomi, avvocati) svolgano anche la professione di insegnante tiene banco ormai da anni.

Il dibattito sull'utilità/necessità/tolleranza che i professionisti (architetti, ingegneri, commercialisti, agronomi, avvocati) svolgano anche la professione di insegnante tiene banco ormai da anni.

C'è chi li considera delle risorse per la scuola, perché attraverso il contatto diretto con il mondo del lavoro riescono a veicolare nelle scuole contenuti e competenze che nei libri spesso rischiano di rimanere aridi. Chi li ha considerati indispensabili per l'avvio dell'alternanza scuola lavoro negli istituti tecnici e professionali, grazie alla conoscenza di aziende, studi tecnici del territorio.

E c'è chi non vede di buon occhio il loro posto nella scuola (c'è chi ha due lavori e chi nessuno), guardando con un pizzico di invidio quella semplice domanda di autorizzazione allo svolgimento della professione che ogni anno i professionisti presentano al Dirigente Scolastico, mentre il Testo Unico preclude tutta un'altra serie di attività lavorative, primo fra tutti l'esercizio dell'attività commerciale.

Una disputa che si è accesa in maniera più infuocata quando con il piano straordinario di immissioni in ruolo 2015 sono approdati nelle aule figure di professionisti che finora o avevano rifiutato le supplenze perché appunto impegnati in altro lavoro o che, in posizione troppo bassa in graduatoria, avevano nel frattempo trovato altra occupazione.

Ma oggi forse c'è una ragione in più per cui i professionisti accettano il posto a tempo indeterminato nell'Amministrazione pubblica, anche per uno stipendio non certo soddisfacente.

Gli stipendi di ingegneri e architetti, infatti, secondo uno studio di Inarcassa, sono fermi o meglio sono tornati ai livelli di quelli percepiti negli anni '80. La media complessiva è di circa 25.000 euro: 18.000 euro circa per gli architetti e 30.000 euro circa per gli ingegneri. Tra il 2007 e 2014 i redditi complessivi delle due categorie hanno subito una regressione pari al 22%, frutto dell'aumento del numero di liberi professionisti attestatosi negli ultimi sette anni al 21%, con una crescita annua del 3%.

Detta situazione, unita al fatto che il posto statale garantisce un'entrata certa e vita natural durante,  rappresenta un motivo in più per non rifiutare una cattedra a scuola.

A prescindere dal merito del dibattito suddetto, bisogna prendere atto della realtà: i liberi profesisonisti a scuola ci sono, per cui perché non sfruttare al meglio le loro competenze? Perché non attribuire loro un compito di coordinamento delle attività di alternanza scuola-lavoro? Potrebbero certamente mettere in campo quelle competenze non possedute da chi svolge solo la professione docente. 

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