Education at Glance 2015. L’Italia ha il più basso tasso di occupazione tra i laureati, docenti più anziani e non investe nell’istruzione

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Secondo Education at a glance 2015, il rapporto annuale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che analizza i sistemi di istruzione dei 34 paesi membri, pubblicato il 24 novembre scorso, l’Italia ha il più basso tasso di occupazione tra laureati.

Secondo Education at a glance 2015, il rapporto annuale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che analizza i sistemi di istruzione dei 34 paesi membri, pubblicato il 24 novembre scorso, l’Italia ha il più basso tasso di occupazione tra laureati.

Di positivo c’è che il 20 per cento dei giovani italiani conseguirà entro quest'anno un titolo universitario di secondo livello o un titolo universitario equivalente, contro una media dei paesi membri dell’Ocse ferma al 17 per cento. Tra le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni, nel 2014, solo il 62 per cento era occupato, cinque punti percentuali in meno rispetto ai dati del 2010, e venti punti percentuali in meno rispetto alla media Ocse.

L’Italia è tra i pochi paesi in cui la percentuale di occupati laureati è più alta per la fascia d’età 55-64 anni rispetto a quella 25-34 anni. Come noi anche l' Islanda e la Repubblica Ceca, ma la differenza nel livello di occupazione tra queste due fasce d’età è molto minore rispetto all'Italia.

Inoltre solo in Italia e Repubblica Ceca il tasso di occupazione delle persone con età compresa tra 25 e 34 anni è più basso tra i laureati rispetto alle persone che hanno conseguito solo un diploma delle superiori. Il tasso di occupazione è molto basso per i giovani laureati i cui genitori non sono laureati.

Circa il 35 per cento delle persone con età compresa tra 20 e 24 anni sono NEET, cioè non ha un lavoro, non studia, né segue un corso di formazione, la seconda percentuale più alta tra i paesi membri dell’Ocse.

L’Italia ha anche il record negativo degli insegnanti più anziani di tutti i paesi Ocse. Nel 2013 infatti il 57 per cento dei docenti nella scuola primaria, il 73 per cento dei professori della scuola secondaria superiore e il 51 per cento dei professori universitari avevano compiuto 50 anni di età o li avevano superati.

Gli insegnanti italiani ricevono anche gli stipendi più bassi. Nel 2013, per esempio, i docenti impiegati nella scuola pubblica secondaria inferiore con età compresa tra 25 e 64 anni guadagnavano in media il 67 per cento del salario medio dei lavoratori di altri settori con qualifiche comparabili, rispetto a una proporzione media Ocse dell’80 per cento.

Dati negativi anche per l'investimento sull'istruzione: dal 2000 al 2012, tra i paesi dell’Ocse, solo in Cile, Francia, Norvegia, Polonia, Svezia e Italia la spesa nell’istruzione è aumentata meno del prodotto interno lordo in percentuale. 

L'Italia investe solo lo 0,9 per cento del pil  nelle istituzioni dell’istruzione universitaria, dietro di noi solo il Lussemburgo.

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