Docenti di sostegno senza giorno libero. Un esempio di cattiva scuola
Adele Sammarro – “Ci sentiamo trattati come insegnanti di serie B”. Questo lo sfogo di alcuni docenti di sostegno che da mesi “subiscono” una condizione di forte discriminazione all’interno della propria scuola. Così la scuola, per loro, si trasforma da presidio di legalità a luogo di aberrazione e soprusi.
Adele Sammarro – “Ci sentiamo trattati come insegnanti di serie B”. Questo lo sfogo di alcuni docenti di sostegno che da mesi “subiscono” una condizione di forte discriminazione all’interno della propria scuola. Così la scuola, per loro, si trasforma da presidio di legalità a luogo di aberrazione e soprusi.
Mentre il governo Renzi si appresta a varare la riforma su “La Buona Scuola”, con qualche aspetto pure interessante e tante criticità, resta il fatto che ancora esistono realtà scolastiche dove alcuni dirigenti continuano a fare la “cattiva” scuola.
Questo è quanto si evince dal triste racconto di alcuni insegnanti di sostegno che da settembre stanno lottando per avere il giorno libero a scuola; così, come già ne godono gli altri colleghi curriculari del medesimo istituto. Una vicenda a tinte fosche che, da tempo, sta creando malumori e disfunzionalità nella didattica ad alcuni docenti alle porte di Rende, in provincia di Cosenza.
”A scuola, purtroppo, esistono insegnanti di serie A e di serie B”- dichiara una delle docenti. Pare che quest’anno il dirigente abbia concesso tale “privilegio” solo a pochi, senza dare alcuna spiegazione logica agli insegnanti rimasti esclusi. Non è stata garantita l’omogeneità all'interno della stessa istituzione scolastica.
Da mesi i docenti hanno chiesto di conoscere il motivo del diniego. Intanto, l’unica alternativa che gli è stata propinata per avere il giorno libero, era quella di rivolgersi ai colleghi curriculari, ossia ai docenti di classe, e ai genitori degli alunni disabili che, secondo il dirigente, avrebbero dovuto firmare una “delibera”(come suggerito dal dirigente) per dare il “consenso all’assenza” dei maestri di sostegno, “così gli insegnanti di classe si sarebbero assunti la piena responsabilità dell’alunno disabile durante la nostra assenza” – commenta la maestra.
Assurdo pensare che ad avere il potere decisionale siano docenti e genitori, e non il dirigente. “Avendo considerato tutto ciò impossibile e denigratorio nei confronti dei tanti docenti di sostegno” -continua l’insegnante- è stato chiesto di mettere al voto, durante il collegio docenti, la concessione del giorno libero, possibilità naturalmente negata dal dirigente”.
Così l’insegnante dopo aver snocciolato il suo racconto, con tono roco e sommesso, pervasa da un forte senso di delusione e tanta amarezza, continua: “non mi spiego come sia possibile che un dirigente riesca a dividere in due tronchi i docenti della stessa scuola: insegnanti curriculari con giorno libero e docenti di sostegno senza giorno libero”. Insomma, è lapalissiano che si tratta di disparità di trattamento tra lavoratori della medesima categoria.
Intanto, l’Anief, giovane sindacato, che da sempre si occupa della tutela dei lavoratori e impegnato nella continua lotta per ripristinare la giustizia nel comparto scuola, si sta interessando del caso.
A ciò si aggiunge che spesso gli insegnanti di sostegno vengono usati come “tappabuchi”costretti a sostituire i colleghi in caso di assenza. Ma la vicenda non finisce qui. Dopo la negazione del giorno libero subentra un’altra incongruenza che riguarda, questa volta, la programmazione didattica che fanno gli insegnanti dell’infanzia e della primaria. Pare che il dirigente abbia suddiviso anche in questo caso gli insegnanti in due gruppi, uno che fa 22 ore settimanali più 2 (di programmazione) e un altro che ne fa 24. E’ paradossale che il dirigente faccia fare tale attività di programmazione nelle ore antimeridiane e non assieme, quando per legge, la programmazione si fa “in tempi non coincidenti con l’orario di lezione”.
Una vicenda senza dubbio singolare che induce a riflettere sul mal funzionamento di alcune scuole.