Diritto allo studio alunni figli adottivi: iscrizione, tempi e classe di inserimento
Francesca Carioni – Le Linee guida per favorire il diritto allo studio degli alunni figli adottivi nascono da quattro anni di lavoro congiunto di tecnici del Miur e rappresentanti delle famiglie adottive e vengono pubblicate dal Ministero il 18 dicembre 2014. Venendo successivamente inserite nella Buona Scuola renziana (art. 1 comma 7) sono ad oggi a tutti gli effetti Legge.
Francesca Carioni – Le Linee guida per favorire il diritto allo studio degli alunni figli adottivi nascono da quattro anni di lavoro congiunto di tecnici del Miur e rappresentanti delle famiglie adottive e vengono pubblicate dal Ministero il 18 dicembre 2014. Venendo successivamente inserite nella Buona Scuola renziana (art. 1 comma 7) sono ad oggi a tutti gli effetti Legge.
A poco più di un anno dalla loro pubblicazione tuttavia appaiono ancora ampiamente disattese in tutt’Italia e, cosa ancor più preoccupante, molti Dirigenti scolastici non ne conoscono minimamente l’esistenza.
I figli adottivi che entrano nel percorso d’istruzione sono generalmente sempre più grandi; l’età media in cui un bambino viene adottato è, ad oggi, di cinque anni e mezzo pertanto molto prossima all’ingresso nella scuola primaria. Un sistema d’istruzione che lavora quotidianamente alla personalizzazione, in un’ottica di attenzione alle caratteristiche e agli stili d’apprendimento di ciascun alunno, non può e non deve trovarsi impreparato rispetto alle specificità che questi bambini portano nei loro zaini.
Le linee guida sono un documento di una trentina di pagine molto ben strutturato, estremamente concreto e ricco di indicazioni pratiche per comprendere la specificità degli alunni figli adottivi e mettere dunque in atto buone prassi per favorirne il diritto allo studio.
Per quanto riguarda l’ambito amministrativo-burocratico si parla di: iscrizione, tempi d’inserimento e classe d’inserimento.
Se da alcuni anni il Miur ha attivato procedure d’iscrizione on line che hanno modalità e scadenze specifiche, considerando che il bambino può arrivare in famiglia in ogni momento dell’anno scolastico, si conferma la possibilità d’iscrizione cartacea presso la segreteria della scuola prescelta.
Fondamentali sono le motivazioni rispetto ai tempi d’inserimento: il bambino deve trascorrere con i genitori adottivi un tempo sufficientemente lungo al fine di creare una vicinanza che gli permetta di percepirli come “base sicura” da cui poi partire per investire energie nell’ambito scolastico. Il documento indica come auspicabile inserire nel gruppo classe un alunno adottato internazionalmente non prima di dodici settimane dal suo arrivo in Italia, per quanto riguarda la fascia d’età di scuola dell’infanzia e primaria; un periodo che si riduce a quattro/ sei settimane se si parla di scuola secondaria.
Per i bambini arrivati in Italia in età scolare rimane possibile l’iscrizione fino ad una classe inferiore rispetto all’età anagrafica. Questa scelta è dettata dall’intenzione di non gravarli eccessivamente sul versante scolastico in un momento cruciale e delicato nel quale sono prioritariamente impegnati a costruire ed intessere legami profondi con i propri genitori e familiari.
Per quanto riguarda l’ambito comunicativo-relazionale, oltre ad affermare la fondamentale ed imprescindibile necessità di lavoro in rete fra famiglia, insegnanti e professionisti che potrebbero seguire il minore nel post-adozione, viene evidenziata l’importanza di una nuova figura chiave: l’insegnante referente per l’adozione.
Il docente, formato nell’ambito dell’adozione, dovrebbe sostenere la proficua collaborazione fra la famiglia e gli insegnanti di classe ed essere punto di riferimento per tutti i colleghi dell’istituto che abbiano un alunno figlio adottivo, favorendo e promuovendo anche una formazione specifica.
I referenti dei vari istituti dovrebbero inoltre essere coordinati da un referente dell’ufficio scolastico provinciale.
Ad oggi le nomine di docenti referenti per l’adozione sono ancora poche nelle scuole di tutta la penisola; in molti casi si tratta di insegnanti che sono al contempo mamme adottive e, pur essendo un valore aggiunto, ciò denota ancora una scarsa percezione dell’importanza chiave questa figura. A livello regionale e provinciale, a parte poche regioni del centro nord, non vi è ancora la nomina di un referente.
Si auspica che sia solo il primo step di una presa di coscienza rispetto all’importanza di favorire il diritto allo studio degli alunni figli adottivi e che quanto prima, un istituto dopo l’altro, questa Legge venga effettivamente conosciuta, rispettata ed applicata.
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