DDL Scuola. Anief: tagliate fuori dal maxiemendamento le nuove generazioni di docenti

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Anief – Il maxiemendamento al disegno di legge sulla riforma della scuola non risolve un bel nulla: rimangono tutti da sciogliere i nodi centrali di un provvedimento che se, come sembra, otterrà entro un paio di giorni la fiducia dell’aula del Senato, potrà solo che danneggiare il nostro sistema di istruzione, gli otto milioni di studenti iscritti e il milione di professionisti, docenti e Ata, che vi operano.

Anief – Il maxiemendamento al disegno di legge sulla riforma della scuola non risolve un bel nulla: rimangono tutti da sciogliere i nodi centrali di un provvedimento che se, come sembra, otterrà entro un paio di giorni la fiducia dell’aula del Senato, potrà solo che danneggiare il nostro sistema di istruzione, gli otto milioni di studenti iscritti e il milione di professionisti, docenti e Ata, che vi operano.

Lo sostiene il sindacato Anief, dopo aver appreso della volontà di Governo e maggioranza di far approvare il ddl in tempi record, riducendo il confronto parlamentare a tappe forzate dall’esito scontato.

Il giovane sindacato contesta, tra l’altro, l’ennesima mutazione al piano straordinario assunzionale, senza però avere ancora una volta risolto il problema del ventaglio troppo stretto di tipologie di precari da assumere: l’ultima trovata, stavolta uscita dal Senato, è quella di assumere subito, dal 1° settembre, quasi 50mila docenti solo a livello giuridico, salvo farli inquadrare l’anno successivo all’interno dell’organico funzionale gestito da presidi sempre più trasformati in amministratori delegati dell’azienda-scuola.

Inoltre, si continua a tenere chiusa la porta agli abilitati dopo il 2011: si tratta di coloro che hanno svolto un corso Tfa, Pas, all’estero o di Scienze della formazione primaria. A cui verrà solo concessa la possibilità di accedere al concorso a cattedra attraverso una via preferenziale. “In questo modo – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal – vengono tagliate fuori le nuove generazioni, che hanno portato a casa un’abilitazione solo per accedere ad una selezione pubblica. Vengono infatti tagliati fuori della GaE e da questo piano straordinario di assunzioni. E con loro, si escludono anche tutti i precari che hanno svolto più di 36 mesi di servizio su posto vacante, che si ritroveranno con un pugno di mosche in mano. Per costoro non rimarrà che fare un nuovo concorso, ripartendo daccapo come se le indicazioni dell’Unione europea e della curia di Lussemburgo sull’assorbimento del precariato non fossero mai esistite”.

Una buona notizia riguarda gli idonei al concorso a cattedra del 2012: come chieste a più riprese dall’Anief, verranno inseriti nel piano di assunzione straordinaria dei docenti precari previsto dalla "Buona scuola". Anche in questo caso, però, la soluzione è parziale: perché nel disegno di legge non c’è traccia della stabilizzazione di tutti i candidati docenti risultati idonei nei precedenti concorsi?

“Questo trattamento riservato ai precari della scuola – conclude il presidente Anief – è intollerabile: questi insegnanti non possono essere assunti con le chiamate dirette o i premi clientelari. Per decine di migliaia di docenti abilitati, con oltre 36 mesi di servizio alle spalle, non rimarrà che rivolgersi al giudice. La via legale è tracciata: Anief citerà la Presidenza del Consiglio dei ministri al Tribunale civile di Roma. Chiedendo il pagamento dei danni a tutti quei politici e parlamentari che hanno votato a favore di un riforma che si si conferma anticostituzionale”.

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