Cutting, atti di autolesionismo: gli adolescenti preferiscono il dolore fisico a quello psicologico
Il dibattito attuale sulla scuola è tutto focalizzato, o meglio monopolizzato, dalla Riforma attuata tramite la legge 107/2015 e dal prossimo concorso a cattedra, tralasciando quello che dovrebbe essere il vero oggetto delle discussioni sul mondo della scuola: gli alunni.
Il dibattito attuale sulla scuola è tutto focalizzato, o meglio monopolizzato, dalla Riforma attuata tramite la legge 107/2015 e dal prossimo concorso a cattedra, tralasciando quello che dovrebbe essere il vero oggetto delle discussioni sul mondo della scuola: gli alunni.
Tra gli adolescenti, soprattutto, si sta diffondendo un fenomeno assai preoccupante, chiamato cutting, che consiste in atti di autolesionismo.
I giovani, che praticano detti atti, si procurano dei tagli alle braccia, alle mani, alle gambe, utilizzando vetro, forbici, lame dei temperini.
Il gravissimo fenomeno viene praticato, come ci riferiscono anche alcuni docenti, non solo al di fuori della scuola ma anche all'interno della stessa, solitamente nei bagni o addirittura in classe, ed è maggiormente diffuso tra le studentesse.
Le testimonianzae giunteci in redazione, una in particolare, riferiscono di casi accaduti proprio a scuola; i genitori, avvertiti dei gravi episodi, si mostrano basiti ma iniziano a collegare alcuni strani comportamento dei figli (parliamo di ragazzini di 11-13 anni), che ad esempio arrivano a casa e si chiudono immediatamente in bagno o non si fanno più vedere quando devono lavarsi o anche con il caldo preferiscono indossare magliette a manica lunga.
Si tratta di un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d'olio e non recentissimo, come tesimonia un articolo di Repubblica.it del 2014, in cui si leggiamo che i protagonisti sono ragazzi dai 13 ai 16 anni, mentre adesso l'età sembra essersi abbassata.
La motivazione principale per la quale ci si "taglia" sembra essere quella secondo cui si vuole sostituire un dolore psicologico con un fisico, per dimenticare ad esempio una delusione amorosa, un brutto voto a scuola, una difficile situazione familiare, il rifiuto dal gruppo dei pari … Insomma un modo per sfuggire a quelle problematiche tipiche degli adolescenti.
Chi attua le suddette pratiche, ne diviene poi dipendente ed ha serie difficoltà ad "uscirsene".
Il fenomeno è stato reso noto dagli psicologi degli sportelli d'ascolto delle varie scuole in cui sono attivi.
Il problema va sicuramente affrontato dagli specialisti, ma deve spingere ad una profonda riflessione gli stessi docenti e genitori, per comprendere quale "malessere" attanagli i nostri giovani, che forse hanno bisogno, non tanto di sostegno materiale, ma di quell'ascolto che la frenetica vita moderna fa spesso passare in secondo piano.
Famiglie, dirigenti e docenti devono attenzionare il fenomeno, che potrebbe assumere dimensioni notevoli e con conseguenze nefaste.