Concorso a cattedra: per 50 centesimi a compito preferisco rinunciare
Francesca Galatioto – Caro Ministro, a scriverle è un’insegnante trentottenne indignata speciale. Sono sempre stata choosy, come elegantemente mi definirebbe una sua collega. Fin dalla scuola primaria, come ora la chiamate, sapevo che nella vita avrei voluto insegnare e ho lottato per raggiunger il mio obiettivo.
Francesca Galatioto – Caro Ministro, a scriverle è un’insegnante trentottenne indignata speciale. Sono sempre stata choosy, come elegantemente mi definirebbe una sua collega. Fin dalla scuola primaria, come ora la chiamate, sapevo che nella vita avrei voluto insegnare e ho lottato per raggiunger il mio obiettivo.
Dopo aver conseguito una laurea in lingue col massimo dei voti, ho partecipato al concorso a cattedra indetto con DM 31/03/99 e, grazie all’impegno economico dei miei genitori che mi han consentito di andar a lezione dai migliori preparatori della mia provincia e al mio grande sacrificio, ho superato due concorsi collocandomi al 5° posto nella classe di concorso A246 e 87° nella classe di concorso A346 (solo perchè, ingenuamente, non volli partecipare alla prova di informatica non riconoscendomi, allora, nessuna competenza nel settore.
Inutile ipercriticità: chi solo accese il computer in quella sede si vide riconoscere un apparentemente insignificante 0.1 che fece la differenza in termini di graduatoria!). Due immissioni in ruolo a distanza di qualche giorno.
Niente male, vero? A distanza di poco più di dieci anni da quella immissione, con infinito orgoglio, avrei voluto esser dall’altra parte, commissario a valutare con rigore e onestà, in una parola serietà, quanti come me, ambiscono ad una cattedra nella vita.
Quel famoso algoritmo ministeriale mi colloca in una buona posizione tra gli aspiranti commissari ed invece io sto per rifiutare con profonda indignazione. Perché? Perché, con leggerezza, non avevo curiosato nella tabella dei compensi. L’ho fatto solo quando molti colleghi, più scaltri e disincantati di me, mi han detto di non aver neanche voluto partecipare perché dell’elemosina proprio non sanno cosa farsene.
50 centesimi, caro Signor Ministro?! 50 centesimi è il compenso che merita la professionalità altissima che un degno commissario dovrebbe avere? Pensate forse di poter reclutare i commissari in uno dei tanti 99 cents di cui pullulano le città dopo che le vostre leggi finanziarie ci stan mettendo in ginocchio? Caro Ministro, ma lei aspirerebbe a far parte di una qualsiasi commissione per un compenso così indecoroso? Ah certo, voi siete i Ministri, i competenti da retribuire con laute ricompense e noi, invece, con una monetina.
Non sa quanto tempo sono stata davanti al mio computer a far girare tra le dita quella monetina. E non sa quanto quella monetina abbia fatto esplodere la mia indignazione, l’indignazione che mi accomuna a chi, come me, è stanco, dopo soli dieci anni, di cambiar sede ogni anno come un Totò cerca casa, stanco di agognare un trasferimento che non arriva mai e un’assegnazione comunicata sempre più in ritardo, stanco di trascorrere l’estate senza poter pensare ad una scuola come alla propria scuola, a degli alunni come ai propri alunni con cui continuare una progettualità, stanco di viver battaglie quotidiane in scuole sempre più fatiscenti mentre parton le campagne per i tablet e con studenti sempre più demotivati, stanco di discuter con dirigenti che, costretti a mantenersi attaccati alla propria poltrona, invitano a massimizzare i minimi profitti abbassando la qualità dell’istruzione.
Avrei tanto voluto fare quest’esperienza, mi creda. Ma avrei preferito farla a titolo gratuito. L’idea che la correzione di un elaborato in cui sono necessarie vaste conoscenze e ottima competenza linguistica valga 50 centesimi; l’idea che un’ora di colloquio, teso ad accertare con grande senso di responsabilità a chi affidar la formazione delle generazioni future, sia retribuita con una monetina da 50 centesimi, la trovo stomachevole come lo è il compenso di poco più di duecento euro.
Questo il prezzo della mia prestazione intellettuale? Ed io dovrei viaggiar tutti i giorni da una provincia all’altra, non avendo neppur chiesto l’esonero dal servizio, pagar una baby-sitter per i miei figli, assumermi la responsabilità del promuovere o bocciare sulla base del merito e non par piston, come dicono i Francesi, per una monetina che mi sta umiliando? Mi dispiace, caro Ministro. Siamo in periodo di saldi, è vero, ma io continuo ad esser choosy. La mia professionalità non è in svendita!
Concorso a cattedra: anello debole le commissioni mancanti?