Camilleri sulla riforma Renzi: “Sbagliato dare tutto questo potere ai presidi. Non sono tutti all’altezza”
"Il mio unico vero maestro è stato Orazio Costa" ha raccontato Andrea Camilleri in uno degli appuntamenti più attesi della Festa del Libro e della Lettura, Libri Come, che chiude domani l’edizione dedicata alla Scuola.
"Il mio unico vero maestro è stato Orazio Costa" ha raccontato Andrea Camilleri in uno degli appuntamenti più attesi della Festa del Libro e della Lettura, Libri Come, che chiude domani l’edizione dedicata alla Scuola.
"Non riuscii mai a dargli del tu, non mi sentivo all’altezza, e questo significa riconoscere un maestro: avere coscienza che non riuscirai mai ad arrivare al suo stesso livello di conoscenza, esperienze, sensibilità" ha spiegato lo scrittore.
Ha anche commentato la riforma della scuola appena approvata in Consiglio dei Ministri: "È sbagliato dare tutto questo potere ai presidi perché ce ne sono di bravi e meno bravi. Del resto si è scoperto che anche tra i premi Nobel ci sono degli imbecilli" ha sottolineato lo scrittore che ha salutato con "piacere il ritorno della storia dell’arte che era stata dimezzata. Ma vi pare possibile in un Paese come l’Italia?". E della riforma ha aggiunto: "Per favore chiamiamola aggiustamento".
Camilleri, ricordando Costa, ha detto che "il suo insegnamento è stato, fino all’ultimo, l’aver scelto me come suo successore all’Accademia perché ero il meno fedele dei suoi allievi. Se dovessi scegliere ora io qualcuno come successore non prenderei certo il più supinamente fedele: cercherei – ha continuato – di avere qualcuno che mi superasse, che andasse, con un estro che io non ho, più in là di me, che avesse idee diverse da me, che nascessero dallo stesso ceppo come nasce un albero ma diversificandosi".
E poi il padre del Commissario Montalbano ha raccontato, fra gli applausi: "La vera figura di maestro per Montalbano e per me è chi insegna senza avere l’aria di insegnare".
Ha ricordato il suo professore di italiano al liceo, Emanuele Cassesa: "Era all’epoca un quarantenne un pò dissoluto, nel senso che era giocatore d’azzardo spaventoso noto in tutta la provincia, passava le notti insonni in bische clandestine col rischio di arresto perché il gioco d’azzardo era proibito, per cui certe mattine entrava in classe e diceva “per carità, dieci minuti di sonno, chiudete le finestre, fate quel mezzo casino che fate di solito quando ci sono io sennò il bidello si insospettisce e fa la spia. Fra un quarto d’ora svegliatemi e lei Camilleri regoli il casinò e bum”, crollava. Poi si svegliava e iniziava a leggere e interpretare Dante, appassionandoci in un modo semplicissimo come se fosse raccontata da un contadino". E, se "come padre sono stato in grado di spiegare ai compagni di scuola delle mie figlie alcuni passaggi danteschi, lo devo – ha detto Camilleri, – a lui".