La Buona Scuola. I precari pronti a boicottare la “deportazione” delle immissioni in ruolo
I precari contro il DDL buona scuola, ma stavolta non si parla di manifestazioni, scioperi o flash mob: stavolta i precari sono disposti a boicottare le immissioni in ruolo.
I precari contro il DDL buona scuola, ma stavolta non si parla di manifestazioni, scioperi o flash mob: stavolta i precari sono disposti a boicottare le immissioni in ruolo.
E' quanto scrive Salvo Introvaia su Repubblica.
Il problema è il sistema di reclutamento ideato dal ministero e riguarda i precari che non sono rientrati nel piano ordinario delle immissioni, fase 0 e A, che prevede il posto nella provincia scelta dai candidati.
Per tentare la carta del ruolo, occorre fare una domanda dove bisogna indicare tutte le provincie d'Italia: un sistema informatico assegnerà la provincia, da cui poi successivamente si verrà convocati per la scelta della scuola, sede dell'anno di prova.
I precari rischiano quindi di finire molto lontano da casa, soprattutto quelli del Sud, ma il timore è anche quello che chi ha maggior punteggio possa finire più lontano su cattedra di diritto della Fase B, rispetto ad un docente con punteggio minore, che concorre per la fase successiva nazionale, la C, sull'organico potenziato.
Il neosegretario della UIL Scuola, Pino Turi, nell'articolo di Repubblica , ha così commentato: "In queste ore ci stanno arrivando moltissime richieste di chiarimento da parte di insegnanti che non hanno idea di quanto potrà concretamente accadere da qui ad agosto. La colpa è di una procedura varata con un'approssimazione insostenibile dopo l'emanazione del decreto che dà l'avvio al piano di immissioni in ruolo del governo. Ma qui c'è in gioco il destino delle persone"
Al dubbio amletico se presentare o no la domanda d'immissione, ha risposto Rita Frigerio, della Cisl scuola: "Pare ormai chiaro che non ci sarà nessun depennamento in caso di mancata domanda online. Il ministero non può punire coloro che non sono in grado di sopportare una deportazione a centinaia di chilometri da casa".
Sembra quindi che la riforma potrebbe ricevere un duro colpo da quegli stessi precari, che il Presidente del Consiglio Renzi si è sempre vantato di voler assumere.
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