La Buona Scuola assuma anche 60mila precari annuali da graduatoria d’Istituto

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Il sindacato Anief, dopo il commento a caldo sulla kermesse del PD iei a Roma, ritorna sul tema assunzioni per perorare la causa dei supplenti annuali anche con contratto al 30 giugno da Graduatorie di istituto, stimati in 60.000. Solo così – sostiene il sindacati Anief – si assicurerà il rispetto della sentenza della Corte di Giustizia europea.

Il sindacato Anief, dopo il commento a caldo sulla kermesse del PD iei a Roma, ritorna sul tema assunzioni per perorare la causa dei supplenti annuali anche con contratto al 30 giugno da Graduatorie di istituto, stimati in 60.000. Solo così – sostiene il sindacati Anief – si assicurerà il rispetto della sentenza della Corte di Giustizia europea.

Tra l'altro, afferma Marcello Pacifico, immetterli in ruolo comporterebbe un guadagno per le casse pubbliche di un miliardo e mezzo. Queste nuove assunzioni potrebbero essere collocate all’interno dell’organico funzionale, mettendo davvero gli istituti scolastici nella condizione di poter attuare quella autonomia che da 15 anni è stata introdotta solo sulla carta. Le altre emergenze sono l’incremento del tempo scuola e dello stipendio del personale.

“Siccome risarcire questi insegnanti costerebbe una cifra vicina ai due miliardi di euro – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – sarebbe moto più proficuo assumerli: prima di tutto perché, visto che la logica che guida da diversi anni lo Stato italiano è il risparmio, il guadagno per le casse pubbliche sarebbe di un miliardo e mezzo: un concetto, peraltro, ribadito proprio oggi dalla stampa specialistica, secondo cui ‘assumere in ruolo i precari della scuola costerà meno che risarcirli’. In secondo luogo, perché assumendoli si collocherebbero questi docenti all’interno dell’organico funzionale, mettendo davvero gli istituti scolastici nella condizione di poter attuare quella autonomia che da 15 anni è stata introdotta solo sulla carta. Tenere invece fuori questi docenti dal piano di assunzioni equivarrebbe ad un secco rifiuto di quanto stabilito lo scorso 26 novembre dalla Corte di Giustizia europea”.

Allo stesso modo, Anief ricorda che vanno stabilizzati tutti quegli insegnanti in possesso di regolari titoli, equivalenti a quelli conseguiti dai colleghi inseriti nelle GaE fino al 2011: il fatto che la loro abilitazione sia stata conseguita tramite TFA, PAS, SFP, Diploma magistrale, all’Estero, oppure abbiano operato nell’AFAM per più di 360 giorni, non vuol dire che valgano meno di quelle conseguite per altre strade formative e professionali.

“Altrimenti, sarebbe sempre più evidente – continua il sindacalista Anief-Confedir – che l’Italia realizzerà una riforma della scuola senza tenere conto delle lampanti indicazioni provenienti da quell’Unione Europea, di cui è membro fondatore. Quello che ancora non è chiaro, evidentemente, è che esiste un’Europa delle direttive che deve essere inevitabilmente riportata a livello di normativa nazionale: il tempo delle deroghe è scaduto da tre mesi”.

“Se poi nella riforma si ripristinasse quel sesto di tempo scuola tagliato negli ultimi sei anni, facendo arretrare i nostri studenti nelle classifiche internazionali sull’apprendimento, in particolare sulle discipline scientifiche, si attuerebbe anche un inizio di controriforma Gelmini. Per voltare pagina rispetto all’ultimo periodo, funestato dai tagli, bisognerebbe infine tornare ad assegnare al personale uno stipendio dignitoso, mettendo in busta paga 60 euro di aumento mancato dal 2010. E non, come vorrebbe il Governo, farli passare attraverso una sorta di carriera selettiva solo dal 2018. Lo ribadiamo: anche l’Anief è per il merito, ma – conclude Pacifico – si deve conquistare a parità della difesa della dignità e della professione”.

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