Blocco contratti in GU: il personale perde anche le progressioni di carriera dal 2011
Anief-Confedir – Con l’approvazione definitiva del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, si sancisce la nullità dell’accordo sulla copertura degli scatti automatici, ridotti a ‘una tantum’, ovvero a mere indennità che non avranno effetti ai fini delle retribuzioni di carriera. Una scelta che rende inutile la decisione di andare a recuperare centinaia di milioni di euro destinati al Miglioramento dell’offerta formativa. Grave anche il blocco della vacanza contrattuale fino al 2017.
Anief-Confedir – Con l’approvazione definitiva del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, si sancisce la nullità dell’accordo sulla copertura degli scatti automatici, ridotti a ‘una tantum’, ovvero a mere indennità che non avranno effetti ai fini delle retribuzioni di carriera. Una scelta che rende inutile la decisione di andare a recuperare centinaia di milioni di euro destinati al Miglioramento dell’offerta formativa. Grave anche il blocco della vacanza contrattuale fino al 2017.
Sino al 31 dicembre 2014 il rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti potrà riguardare solo gli aspetti normativi: il regolamento approvato ad agosto dal Consiglio dei Ministri in materia di blocco della contrattazione per il biennio 2013-2014 di tutto il pubblico impiego è stato infatti appena approvato in via definitiva con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 251 del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013.
Con questa decisione, il Governo di fatto sancisce un D.P.R. che contiene palesi passaggi incostituzionali, sia perché va a ‘toccare’ una materia coperta da riserva di contrattazione, sia perché con esso si perpetra una illegittima disparità di trattamento tra dipendenti pubblici ma anche tra dipendenti pubblici e dipendenti privati. Con la privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, introdotta dal decreto delegato n. 29/1993, è stata infatti demandata alla contrattazione l’onere della misurazione della retribuzione della prestazione lavorativa nel rispetto dei principi costituzionali riguardanti la tutela della dignità sociale (art. 36) e dell’accordo che definisce l’attività (art. 39) del cittadino cui è garantito il diritto-dovere di accedere al lavoro per il progresso della Nazione (artt. 1 e 4).
Di recente, inoltre, la sentenza n. 223/12 della Corte costituzionale ha sottolineato come il blocco delle retribuzioni dei dipendenti pubblici non può essere sottoposto per legge a limitazioni, a meno che gli stop stipendiali siano collocati in un quadro di analoghi sacrifici imposti non soltanto a tutti i dipendenti, tra cui magistrati e avvocati dello Stato, ma a tutti i cittadini, attraverso correlative misure, anche di carattere fiscale.
Ora, i limiti tracciati dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale risultano irragionevolmente oltrepassati perché il blocco della contrattazione è esteso di un altro anno, oltre i tre preventivati, senza possibilità di recupero, con il contestuale blocco dell’indennità di vacanza contrattuale protratto addirittura fino al 2017, che rimarrà quindi clamorosamente ferma ai valori di otto anni prima.
Premesso, quindi, che tutti questi ulteriori sacrifici chiesti ai pubblici dipendenti superano il limite temporale fissato dalla giurisprudenza e creano una evidente disparità di trattamento, il risultato finale di queste disposizioni sarà anche quello di annullare gli effetti dell’accordo Governo-sindacati sulla progressioni di carriera degli aumenti derivanti dagli ‘scatti’ automatici disposti dal 2011. Riducendo questi al rango di ‘una tantum’, ovvero trasformando le retribuzioni surrettiziamente in indennità, che non avranno effetti ai fini delle retribuzioni di carriera. Una scelta che rende anche inutile, oltre che sbagliata, la decisione di andare a recuperare centinaia di milioni di euro dal MOF, i fondi destinati al miglioramento dell’offerta formativa.
"Quella di prorogare ancora il blocco dei contratti e della vacanza contrattuale – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è una decisione inopportuna e inefficace, visto che il blocco degli stipendi finora attuato ha riportato il potere d’acquisto delle famiglie a ventiquattro anni orsono, con l’aggravante della riduzione dell’organico della pubblica amministrazione attuato con la cancellazione di 300.000 posti nel pubblico impiego negli ultimi sei anni. Sacrifici – conclude Pacifico – non soltanto illegittimamente disposti, ma addirittura inutili e regressivi rispetto al gettito delle entrate dello Stato in termini di tassazione sulla spesa, nell’economia reale. Il nostro sindacato non starà a guardare: è in arrivo una nuova stagione di ricorsi".