ANP, intendevamo “docenti contrastivi nei confronti del POF. Dirigenti che lavorano male perderanno il posto”

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Una tempesta in un bicchier d’acqua, è con questo esordio che Mario Rusconi, Vicepresidente nazionale dell’Associazione Nazionale Presidi, torna sulla questione che ha infuocato le cronache scolastiche degli ultimigiorni dell’anno appena concluso.

Una tempesta in un bicchier d’acqua, è con questo esordio che Mario Rusconi, Vicepresidente nazionale dell’Associazione Nazionale Presidi, torna sulla questione che ha infuocato le cronache scolastiche degli ultimigiorni dell’anno appena concluso.

Professor Rusconi, c’è ancora qualcosa da dire sulla questione dei ‘docenti contrastivi’?

“Chiariamo innanzitutto che nel corso dei cinquanta incontri di formazione che l’Anp ha organizzato intutta Italia era risultato ben chiaro a tutti i presenti il nesso tra questa espressione e il giudizio complessivo sulla legge 107, ma voglio tornarci sopra una volta per tutte: i dirigenti scolastici avranno d’ora in poi il compito di individuare i docenti funzionali al Pof, e chiaramente non tutti lo sono. La sola contestualizzazione possibile è in riferimento al Pof, mentre sono da considerarsi del tutto fantasiose e strumentali le interpretazioni che la riconducessero a eventuali opzioni politico-partitiche o religiose osportive del preside!”.

Quindi i contrastivi sono i docenti consapevolmente non in sintonia col Pof, quelli che, per così dire,‘remano contro’, esatto? Gliene è capitato qualcuno nella sua carriera da preside?

“Ricordo una docente di storia dell’arte che rifiutava di accompagnare i ragazzi nelle visite guidate del sabato mattina o un’altra, di tedesco, non disponibile a seguire i ragazzi nei soggiorni di studio in Germania, fiore all’occhiello della scuola che dirigevo allora”.

Ma questo non rientra tra le libertà di un professionista?

“Le ricordo che il Piano dell’offerta formativa non è redatto unicamente dal Preside, ma dall’intero Collegio dei docenti, che lo approva insieme al Consiglio d’Istituto. Inoltre, non si tratta di un documento che viene scritto una volta per tutte, dal momento che può essere facilmente modificato nelle parti che risultassero di difficile attuazione. Forse gli esempi che le ho fatto non sono abbastanza eloquenti, gliene propongo un altro: la maggior parte dei docenti che insegnano matematica e fisica nei licei classici e scientifici possiede una laurea in matematica e non in fisica. Bene, in molti casi questo è l’alibi per utilizzare pochissimo o spesso per niente i laboratori di cui i nostri istituti si dotano a costo di enormi sacrifici. La legge 107 ci fornisce finalmente uno strumento per valorizzare, invece, i docenti che si adoperano per la miglior riuscita possibile del Pof, offrendo cosìun migliore servizio agli studenti e alle loro famiglie”.

Vincolando in modo più forte di quanto non avvenisse in passato i docenti all’attuazione del Pof,la Legge 107 sembra accentuare la matrice impiegatizia del lavoro docente e ridimensionarne l’autonomia professionale.

“Il docente di scuola non è un intellettuale solitario, ma lavora in un team che ha obiettivi formativi trasparenti e condivisi dall’intera comunità scolastica. Se non si condividono determinati principi espressi dal Pof, allora è bene parlarne, segnalarlo, è questo il messaggio che vorrei trasmettere ai docenti neoimmessi in ruolo. E basta con la laudatio temporis acti! I dati internazionali collocano il nostro sistema di istruzione, specie di livello secondario, a una soglia di allarme. Bisogna domandarsi il perché di tutto questo, qualcosa evidentemente non ha funzionato. Non sono più credibili posizioni luddiste nella scuola, pesantemente sanzionate anche dalle statistiche. Lo ripeto: è il momento che i docenti bravi e innovativi, specie i neoimmessi, portino le loro integrazioni e le loro proposte nel Pof”.

Pensa che i dirigenti saranno tutti disponibili ad accogliere le eventuali modifiche al Pof proposte dainuovi arrivati? E questi troveranno il coraggio di farle, col timore di sentirsi dare dei ‘contrastivi’?

“Come forse lei saprà, gli italiani hanno sempre avuto un rapporto patologico con la legalità. Mamettiamo che un preside decida di imporsi in maniera dispotica, crede che così facendo riuscirà a creare un buon clima di lavoro nella sua scuola? Come pensa che affronterà la valutazione alla fine del triennio? I dirigenti che non avranno svolto un buon lavoro rischieranno il licenziamento. Dobbiamo ammettere che per forse troppo tempo l’inno della scuola è stato il ritornello dellacanzone di Caterina Caselli, “Nessuno mi può giudicare”, una posizione incomprensibile da parte di professionisti che adoperano la valutazione tutti i giorni con i loro studenti. La legge 107, pur tra tante aporie, ha il merito di avere accelerato un cambiamento culturale indispensabile, e un buon funzionario dello Stato, un buon dirigente dello Stato ora non può esimersi dall’applicarla. Il mio plauso va, per esempio, al Governatore della Puglia Emiliano che, pur avendo criticato alcuni punti della legge nella fase consultiva, ha dato prova di grande civismo europeo nel momento in cui, dopo la sua approvazione definitiva, ha annunciato contributi economici ai docenti entrati in ruolo fuori regione”.

Quali sono le altre aporie della 107?
“Mi preme innanzitutto sottolineare la mancata introduzione di una vera e propria carriera dei docenti, che
presuppone una valutazione professionale seria e basata su dati oggettivi. Poi c’è la mancata revisione dello stato giuridico e dell'orario di servizio dei docenti: pensare che con le attuali 40 ore annuali di ogni docente si possa fare innovazione formativa lavorando in ambito collegiale e confrontandosi con i colleghi è un'illusione smentita dalla realtà di ogni giorno. Inevitabilmente ci si imbatte, infatti, in docenti che, anche nel momento clou di un progetto, interrompono la loro partecipazione perché eccedente rispetto alle 40 ore.

Ma soprattutto vorrei dire, come mai i vivaci avversari della 107 intutti questi anni non si sono battuti per un'effettiva introduzione del diritto-dovere all'aggiornamento di ogni docente, espunto dai contratti nazionali di lavoro da circa 20 anni? Non è stato forse questo un modo di considerare gli insegnanti degli impiegati di serie B?”.

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