ANIEF. Contratto, meglio tardi che mai: i sindacati maggiori si svegliano e chiedono 220 euro di aumento
Lo sciopero e le manifestazioni di Anief e dei comitati di base di venerdì scorso producono un primo risultato tangibile: viene solo da chiedersi come mai una denuncia così circostanziata, dal contenuto più che condivisibile, arrivi solo oggi, dopo che la bozza della Legge di Stabilità è stata approvata da diverse settimane in CdM.
Lo sciopero e le manifestazioni di Anief e dei comitati di base di venerdì scorso producono un primo risultato tangibile: viene solo da chiedersi come mai una denuncia così circostanziata, dal contenuto più che condivisibile, arrivi solo oggi, dopo che la bozza della Legge di Stabilità è stata approvata da diverse settimane in CdM.
Marcello Pacifico (presidente Anief-Confedir). Dopo che pure la Consulta ha reputato illegittimo il blocco dei contratti e degli stipendi della PA, finalmente sui contratti scaduti dal 2009 ora tutto il fronte sindacale parla la stessa lingua.
Lo sciopero e le manifestazioni di venerdì scorso, volute dall’Anief e dai comitati di base, ha svegliato i sindacati maggiori dal torpore: dopo un week end di riflessione, per aver alzato praticamente bandiera bianca sulla riforma e sulla Legge di Stabilità, Confederali e Snals hanno prodotto un documento contenente le Linee comuni di orientamento per il rinnovo del contratto della scuola, attraverso cui chiedono 220 euro su base mensile perché c’è "una vera e propria emergenza stipendiale del personale della Scuola". Chiedono, tra l'altro, il mantenimento degli scatti di anzianità, trasparenza sui carichi e sull'orario di lavoro, l'estensione della Card anche al personale con contratto a tempo determinato. Tutti punti già richiesti da Anief in tempi non sospetti.
Viene da chiedersi come mai una denuncia così circostanziata, dal contenuto comunque più che condivisibile, arrivi solo oggi, oltre la metà del mesi di novembre, dal momento che la bozza della Legge di Stabilità è stata approvata da diverse settimane in Consiglio dei Ministri: per inviare un messaggio chiaro e forte alle commissioni parlamentari di competenza, che stanno esaminando il documento sulla quadra del bilancio statale, non sarebbe stato più utile partecipare allo sciopero e alla mobilitazione del 13 novembre?
“Sarebbe il caso di dire ‘meglio tardi che mai’ – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal -, perché finalmente, dopo che pure la Consulta ha reputato illegittimo il blocco dei contratti e degli stipendi della PA, si sono svegliati i Confederali della scuola: in questo modo, sui contratti scaduti dal 2009 ora tutto il fronte sindacale parla la stessa lingua. L’ufficio studi dell’Anief lo chiede da tempo: bisogna dare al personale 110 euro di indennità di vacanza contrattuale: una cifra che altro non è la metà della quota complessiva da noi rivendicata da tempo, comprensiva di arretrati e adeguamenti, che loro oggi hanno chiesto attraverso un documento congiunto”.
“Aver messo invece sul piatto del rinnovo contrattuale, proprio attraverso la Legge di Stabilità, appena 300 milioni di euro, che equivalgono a circa 10 euro a lavoratore, è un vero insulto alla dignità e alla professionalità di un milione di lavoratori di tutta la pubblica amministrazione. Un Governo serio, che tiene ai conti pubblici ma non a spese dei suoi dipendenti, avrebbe invece fatto di tutto per presentarsi con i 12 miliardi di euro l’anno utili a chiudere in fretta la partita dei rinnovi contrattuali”.
Anief ricorda che oggi docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola rappresentano il comparto più penalizzato della PA: percepiscono in media meno di 1.500 euro di stipendio netti. Un adeguamento adeguato a coprire almeno l’incremento del costo della vita degli ultimi sei anni, dovrebbe prevedere un incremento in busta paga pari a 74 euro in più nel 2015 (+ 5%). A cui vanno aggiunti 4.159 euro di arretrati dal blocco dell’indennità di vacanza contrattuale, introdotta nel luglio 2008, più 1.010 euro a partire dal prossimo anno per altri 8 euro di aumento che equivale quasi ad una quattordicesima. Tecnicamente, la proposta che il Governo si appresta a fare ai sindacati equivale ad appena allo 0,5% di aumento, rispetto al 9,6% previsto dall’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’Unione, quello che gli economisti chiamano l’Ipca.
Nella scuola, la parabola discendente delle buste paga, con i docenti italiani maglia nera dell’area Ocde, ha avuto inizio con la Legge Tremonti 122/2010, che ha previsto il blocco dell’indennità fino al 2012; poi è arrivata la proroga del Governo Letta (DPR 122/2013) e dalla Legge di Stabilità 147/2013, confermata dall’attuale Esecutivo con la Legge di Stabilità approvata il 23 dicembre scorso (L.190/14), che ha previsto il blocco dell’indennità di vacanza contrattuale, implicitamente anche degli stipendi, fino a tutto il 2018. Mentre, soprassedere al conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale significa non applicare la normativa vigente in materia di tutela retributiva del pubblico impiego, a partire dall’articolo 2, comma 35, della legge n. 203/2008, dalla legge finanziaria 2009 e anche le disposizioni previste dal Decreto Legislativo 150/09.
“Il problema è che dal 2010 doveva essere inserita in busta paga quell'indennità, che avrebbe permesso di non far scendere man mano gli stipendi statali sotto l’inflazione, sulla base dell'Ipca, l’incremento automatico, derivante da un modello contrattuale comune, valido per il settore pubblico e privato, attraverso il quale si sarebbe dovuto garantire l'adeguamento salariale tenendo conto dell’indice di inflazione previsionale, in sostituzione del tasso di inflazione programmata. In compenso, ora il Governo vuole applicare la Legge Brunetta del 2009, che cancella gli scatti automatici e lega gli aumenti alle prestazioni individuali valutate da un comitato gestito dal dirigente. È amaro ammetterlo, ma per far valere i diritti l’unica strada rimane il ricorso al tribunale del lavoro”.