69mila immissioni in ruolo ma ai neo-assunti lo stipendio dei precari
red – Il primo a lanciare l’allarme, dopo l’euforia di ieri dopo l’approvazione del DL Scuola, è il sindacato Anief, seguito cautamente dalla Cisl Scuola. Nel testo approvato si parla infatti di "invarianza finaziaria", che per diverso tempo bloccherà le buste paga a circa 1.200 euro al mese. Ma soprattutto non si garantisce il rispetto del piano triennale: in caso di riduzione di posti e mancato turn over, saranno inevitabili le conseguenze negative sul contingente da stabilizzare.
red – Il primo a lanciare l’allarme, dopo l’euforia di ieri dopo l’approvazione del DL Scuola, è il sindacato Anief, seguito cautamente dalla Cisl Scuola. Nel testo approvato si parla infatti di "invarianza finaziaria", che per diverso tempo bloccherà le buste paga a circa 1.200 euro al mese. Ma soprattutto non si garantisce il rispetto del piano triennale: in caso di riduzione di posti e mancato turn over, saranno inevitabili le conseguenze negative sul contingente da stabilizzare.
Nel testo del decreto sulla scuola approvato il 9 settembre il varo di un piano triennale di immissioni in ruolo per 69.000 unità di personale docente ed educativo è subordinato all’avvio di una “una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola, che assicuri l’invarianza finanziaria”.
Di cosa si tratta?
Basti ricordare che l’ultima volta che c’è stato questo tavolo, nel 2011, i precari ne uscirono fuori con un accordo che ha previsto la "ricostruzione di carriera raffreddata", che ha fatto saltare un gradone stipendiale per i neo assunti dal 1° settembre 2011 (per i particolari vedi Immissioni in ruolo, 67.000 ma con ricostruzione di carriera "raffreddata" )
Quale sarà lo scotto da pagare stavolta? Non lo sappiamo ancora, sarà deciso nella sessione negoziale, alla quale saranno invitati i sindacati.
"Da parte del Governo, dunque, – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – vi è la chiara volontà di assumere del personale e mantenerlo per un tempo congruo con lo stipendio bloccato a circa 1.200 euro al mese. Addirittura inferiore a quello che docenti e Ata percepiscono oggi da precari. Con la leggera flessione dello stipendio dovuta, una volta assunti in ruolo, all’aumento delle trattenute fiscali e previdenziali. E questa situazione rimarrà tale per diverso tempo. Inoltre, anche se i dipendenti, in caso di ricorso, dovessero ottenere l’adeguamento, il pagamento non sarebbe comunque retroattivo. Quindi si tratta di mancati aumenti irrecuperabili".
La Cisl scuola pone sin da subito al valore che tale sessione negoziale deve avere "Altri passaggi del decreto sollevano invece perplessità e andranno attentamente valutati per le implicazioni che hanno sulle prerogative contrattuali: ci riferiamo alle parti che toccano l’orario di lavoro del personale (attività di orientamento) o alla sessione negoziale che dovrebbe precedere il varo del piano triennale di assunzioni.
Che si aprano tavoli di negoziato ci va benissimo; nessuno pensi, però, di farne il luogo di ratifica di decisioni già prese. Ai tavoli negoziali si discute, ci si confronta, insieme si prendono le decisioni: è il nostro modo di fare sindacato, da sempre, e ha sempre dato buoni frutti. Se si apre una stagione di confronto, una volta tanto in presenza anche di segnali positivi, la Cisl Scuola è pronta"
Ma c’è anche un altro provvedimento – afferma il comunicato Anief – sempre contenuto nel decreto governativo, che farà discutere: la stima di assunzioni fornita dal Governo e dal Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, è relativa alle attuali vacanze di posti e alle ipotesi di pensionamento. Che potrebbero anche variare. Purtroppo pure in negativo. Facendo ridurre, in tal caso, il numero di immissioni in ruolo. Evidentemente non è bastato all’amministrazione quanto accaduto questa estate con il concorso a cattedra, con migliaia di posti spariti nel nulla a causa di errori tecnici di programmazione, un’ulteriore “stretta” agli organici e il blocco del turno over imposto dalla riforma Fornero.