La lettura come strumento di sempre per l’educazione emotiva e linguistica
Leggere tanto per parlare e scrivere meglio. È questo il suggerimento che offre ai lettori della rivista Orione Francesca de Robertis, editor, lettrice seriale e autrice di Verdolina scopre il mondo.
Nell’epoca in cui la parola scritta torna alla ribalta per la comunicazione agile, veloce e smart – nel senso di smartphone – è allarmante notare quanto la competenza della nostra splendida e poetica lingua si sia abbassata a livelli meno che mediocri. Le regole della buona scrittura si perdono tra abbreviazioni che trasformano avverbi interrogativi come perché, da sempre utili ad aprire lo spazio alla curiosità e alla conoscenza, in astruse sequenze alfanumeriche – xké – che sfruttano ogni simbolo matematico possibile per sintetizzare, velocizzare, comprimere e, purtroppo, impoverire, la comunicazione.
Così, tra ke, 3ma, xò, tu6, -male, la lingua scritta si trasforma. E non ci sarebbe niente di male in questo, perché la lingua, anche quella scritta, si trasforma e basta, è un processo fisiologico, inarrestabile. Ma anche i cambiamenti vanno condivisi e regolamentati, vanno fissati nel tempo perché escano dalla moda e diventino acquisizione consolidata, di tutti.
Bene quindi sapere che esiste un italiano “neostandard”, così come lo ha definito il linguista Gaetano Berruto, ma bene anche conoscerne le regole, di cui la stessa de Robertis traccia le linee essenziali nel Capitolo 3 del testo di Edises editore, Superare la prova scritta, a cura di Daniela Storti. Perché la “bella scrittura” deve rimanere uno degli obiettivi principali della scuola, o forse dovremmo dire, più realisticamente, che dovrebbe tornare a essere uno degli obiettivi.
Che ci sia una situazione non proprio felice nella grammatica, ce lo dimostra l’appello firmato da più di seicento docenti universitari, con il quale si richiama alla necessità di una nuova educazione linguistica, perché i nostri giovani non sanno scrivere.
E magari fossero i soli! Il problema delle carenze nella conoscenza dell’italiano e, in particolare dell’italiano scritto, non è certo localizzato in maniera esclusiva tra le nuove generazioni e, altrettanto certamente, non è causato solo dall’avvento dell’epoca del digitale e delle nuove tecnologie per la comunicazione, con il loro impatto sulla società e sulla lingua.
I fattori in gioco sono molteplici, ma tra questi svolgono un ruolo certamente importante la complessità stessa della lingua italiana, una scuola che si adegua lentamente ai cambiamenti che avvengono intorno, i nuovi approcci all’apprendimento dei famosi nativi digitali, le poche occasioni “formali” in cui usare la lingua scritta e – questo proprio non si può negare – il web, in cui chiunque scrive di qualsiasi cosa, senza filtri, senza selezione, senza editing e, troppo spesso, senza regole.
Visto che parliamo di cambiamenti, dunque, può essere interessante la lettura del numero dieci della rivista Orione pubblicata dalla Fondazione Sinapsi, che – per restare in tema di Dieci – si concentra su quelli avvenuti nell’ultimo decennio nella scuola e nella disabilità.
Visto, poi, che qui stiamo parlando di cambiamenti della lingua, può essere altrettanto interessante leggere quello che, nella sezione Linguaggi di questo numero, Francesca de Robertis, editor da più di quindici anni e appassionata di linguistica, scrive a proposito del linguaggio, della “Lettura come strumento educativo di ieri, di oggi, di sempre” e di quanto sia importante dare attenzione alle parole delle emozioni, soprattutto quando, come si propone di fare Verdolina, si vuole dialogare con il cuore dei bambini.