Tra le emergenze degli Italiani per uscire dalla crisi non figura l’istruzione
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Giulia Boffa – Il prof. Antonio Cocozza dell’Università Roma Tre, Luiss, interviene su una ricerca, "Rapporto sulla sicurezza in Italia e in Europa", diretta da Ilvo Diamanti, e in particolare sulla comparazione tra Italia e altri Paesi per quanto riguarda le priorità rispetto alle politiche educative e per il ruolo dell’istruzione.
Giulia Boffa – Il prof. Antonio Cocozza dell’Università Roma Tre, Luiss, interviene su una ricerca, "Rapporto sulla sicurezza in Italia e in Europa", diretta da Ilvo Diamanti, e in particolare sulla comparazione tra Italia e altri Paesi per quanto riguarda le priorità rispetto alle politiche educative e per il ruolo dell’istruzione.
La ricerca è stata fatta sulla base di una serie di domande poste ai cittadini europei tendenti ad individuare i due problemi più importanti che il loro Paese deve affrontare. Su tale ricerca è stata elaborata una possibile Agenda dei cittadini in Italia e in Europa.
In questa Agenda politica ideale, in generale, l’economia si conferma in testa alla lista delle emergenze indicate dalla maggioranza dei cittadini italiani ed europei. In Italia i primi tre posti sono occupati da fenomeni di carattere economico: la disoccupazione (49%), la situazione economica generale (42%) e la crescita dell’inflazione (28%).
I cittadini tedeschi invece si preoccupano meno per la disoccupazione (17%) che si colloca solo al terzo posto, mentre al primo posto (30%) troviamo l’attenzione per la crescita dell’inflazione e al secondo posto (21%) l’adeguamento dell’istruzione.
Il prof. Cocozza commenta questi dati con due considerazioni: "la Germania ha un’economia stabile, forse già avviata verso la soluzione della crisi economica, che comunque non ha subito un forte impatto negativo sulla disoccupazione, ma deve prestare maggiore attenzione al controllo dell’inflazione; per superare definitivamente la crisi, i cittadini tedeschi ritengono che sia necessario ripensare al peso e al ruolo dell’istruzione".
"La differenza con i dati della situazione italiana è notevole", scrive il professore, "ma quello che più inquieta è che la distanza culturale è abissale, poiché solo il 2% dei cittadini italiani (ultima priorità indicata, insieme al pericolo del terrorismo, tra quelle previste) ritiene che l’istruzione sia un problema importante da affrontare."
Pertanto sarebbero da prendere in considerazione le politiche di Paesi, come Usa, Regno Unito, Germania, Canada, Cina, Brasile, che hanno attuato non solo austerity e rigore monetario, ma anche investimenti e rilancio "della propria capacità competitiva, l’adeguamento della qualità delle competenze, il potenziamento della ricerca e una maggiore diffusione dell’innovazione produttiva, tecnologica ed organizzativa".