Educazione emotiva a scuola: molta teoria, pratica ancora da definire

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Di fronte ai tanti problemi della scuola italiana che fatica a trovare un nuovo assetto in linea con un mondo in continuo e veloce cambiamento e di fronte agli innumerevoli disagi di una società che sembra vittima di una pervasiva indifferenza e di una generale aggressività, oggi, si parla spesso di “educazione emotiva”, finalizzata al recupero di quella “sfera del cuore” che tanta parte ha nell’apprendimento e nella formazione personale degli individui.

Neuroscienziati, psicologi, pedagogisti e coloro che, a vario titolo, si occupano, seppur da prospettive diverse, di sviluppo umano, concordano su quella che è ormai divenuta una certezza: esiste una “intelligenza emotiva” che non svolge un ruolo affatto secondario nei processi di crescita e di apprendimento e che si traduce in una “competenza emotiva” tutta da costruire e non geneticamente determinata, quindi modificabile e migliorabile.

Altrettanto accordo c’è nel ritenere che la definizione del mondo emozionale proprio di ciascun individuo avviene molto presto: “è da zero a tre anni che si diventa qualcuno” dice Galimberti, e le neuroscienze sembrano confermarlo. Pur senza farsi prendere dall’ansia, allora, risulta chiaro che prima si ha l’opportunità di iniziare una efficace educazione emotiva e meglio è.

I genitori quindi sono i primi a essere chiamati in causa, ma immediatamente dopo, e in una continuativa collaborazione con loro, sono gli insegnanti a doversi assumere la grande responsabilità di guidare piccoli individui in crescita lungo il percorso che li porterà a conoscere e riconoscere il loro mondo emozionale e, cosa più importante, a imparare a gestirlo.

La scuola si pone allora come luogo privilegiato in cui riflettere sulle emozioni e tradurre questa riflessione in una pratica efficace. Anche su questo sembra esserci ormai un generale accordo. Eppure tutta l’interessante teoria scientifica stenta a tradursi in un progetto operativo condiviso e applicato su scala nazionale e istituzionale. Gli insegnanti, anche quelli più motivati e intraprendenti, si sentono spesso soli nella definizione di metodi da applicare quotidianamente in classe senza un aggravio di lavoro e di fatica per tutti.

Il cambiamento è in corso e, come spesso accade in momenti di passaggio, si cerca di definire i singoli passi man mano che si compiono, per tracciare un cammino che possa essere seguito anche da altri e che possa portare al raggiungimento di un obiettivo auspicabile e per niente semplice: rendere l’educazione emotiva una pratica efficace e condivisa.

Con “Occhicielo – Educare con le fiabe” vogliamo compiere questi piccoli, quotidiani, passi insieme a chi è impegnato sul campo, aiutandolo ad approfondire le teorie più interessanti, “scovare” i materiali più utili da usare in classe, selezionare tra i tanti articoli e documenti che popolano il web, proporre degli strumenti pratici. Da oggi, chi vuol lavorare con le emozioni, può trovare in noi un compagno di strada.

Occhicielo – Educare con le fiabe, si apre con il racconto Verdolina scopre il mondo. Un fantastico viaggio nelle emozioni. Una storia di fantasia, rivolta a bambini tra i 5 e gli 8 anni, che si propone però di aiutare ad aprire un dialogo reale con i più piccoli sulle autentiche emozioni che agitano il loro animo … e anche il nostro.

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