TFA III ciclo, Dettori: bando fine luglio, CRUI ha espresso preoccupazione per costi e tempistica
Emanuele Dettori, docente di Letteratura Greca all’Università “Tor Vergata” di Roma e delegato del Rettore per la formazione degli insegnanti, chiarisce in questa intervista i tanti dubbi degli atenei italiani di fronte all’annuncio di un terzo ciclo TFA bandito a fine luglio.
Emanuele Dettori, docente di Letteratura Greca all’Università “Tor Vergata” di Roma e delegato del Rettore per la formazione degli insegnanti, chiarisce in questa intervista i tanti dubbi degli atenei italiani di fronte all’annuncio di un terzo ciclo TFA bandito a fine luglio.
Una tempistica come quella ipotizzata dal MIUR, con le selezioni dopo l’estate, si ripercuoterebbe in maniera negativa sui tirocini a scuola, spiega Dettori, mentre sarebbe molto più utile lavorare celermente al decreto di delega della 107 per il nuovo sistema di formazione e reclutamento degli insegnanti, con un addio quindi definitivo a TFA e simili.
Professore, si parla di un terzo ciclo TFA imminente, lei di quali notizie dispone? Sappiamo che la CRUI ha espresso il timore che tempi così ristretti possano nuovamente nuocere all’organizzazione dei percorsi abilitanti.
“La CRUI lamenta che l’ultimo confronto diretto con il MIUR sull’argomento sia stato in febbraio, poi altum silentium.In una lettera del 6 giugno inviata dal Presidente della CRUI Gaetano Manfredi al Dott. Marco Mancini, Capo Dipartimento del MIUR per l’Università, la Conferenza dei Rettori ha proprio sottolineato il timore che l’uscita del bando a fine luglio, col conseguente inizio delle operazioni di selezione a partire da settembre, possa tradursi in inevitabili ritardi nell’attivazione dei tirocini nelle aule, penalizzando così fortemente l’efficacia dei percorsi formativi”.
Le università condividono le istanze del MIUR sull’indispensabilità di un terzo ciclo TFA?
“Nel corso di una riunione CRUI tra i delegati dei Rettori alla formazione degli insegnanti, alla presenza del Rettore Zara, delegato della CRUI per le questioni didattiche, si è sostenuta la plausibilità di un terzo ciclo TFA solo a condizione che venisse rispettata una tempistica ragionevole. Ad esempio, io ho sostenuto che il ciclo avrebbe senso solo se si riescono a portare gli abilitandi a cominciare il tirocinio alla seconda metà di settembre 2017 (per settembre 2016 ora è troppo tardi). Non vorremmo trovarci nuovamente nella condizione di ricevere critiche e recriminazioni a causa delle defaillance del Ministero. Siamo stanchi, insomma, di essere sotto tiro come Atenei anche per colpe non nostre”.
Che cosa vuol dire in termini organizzativi far uscire un bando adesso? Che cosa ci dice sul numero dei posti che verranno messi a bando?
“Una partenza adesso vuol dire certamente far slittare le selezioni oltre l’estate e, a meno che non ci sia una velocizzazione ormai inverosimile delle procedure, e immaginare l’attivazione dei tirocini dopo gennaio, se va bene, con la riproposizione delle criticità che si sono presentate nei primi due cicli. Per quanto riguarda i numeri, sappiamo, anche se adesso non ho sotto mano la fonte,che i posti disponibili sarebbero un terzo di quelli messi a bando per il secondo ciclo. Le posso dire che nel corso delle riunioni CRUI ci si è anche domandato con che risorse organizzare i corsi, dato che non si può gravare in maniera odiosa sugli abilitandi”.
C’è chi giustamente pensa che sia un po’ fuori tempo massimo un terzo ciclo TFA, visto che si sta lavorando al nuovo sistema di formazione iniziale degli insegnanti.
“Sì, e questo è, forse, il vero tema. Il nuovo meccanismo, che è allo stesso tempo di formazione e reclutamento, è senz’altro un sistema migliore di quelli proposti finora e sarebbe opportuno considerare solo quello in prospettiva. Tra l’altro, le questioni transitorie tra il sistema SSIS/TFA e quello nuovo saranno complicate, per cui sarebbe molto bene evitare di aumentare il numero di abilitati ‘in mezzo al guado’. Naturalmente, per rendere accettabile e plausibile una rinuncia al TFA e l’attesa di una nuova prospettiva bisognerebbe che chi si sta occupando della sua realizzazione desse continue e articolate informazioni su tempi e contenuti dei lavori, fatto che non si sta verificando, se non in minima parte. E non a cura del MIUR, che porta la maggiore responsabilità della realizzazione della delega, ma solo di parti politiche particolarmente sensibili”.
Ci sono forse forze interne al MIUR e al Governo che non credono fino in fondo all’attuazione piena della 107?
“E’ possibile, certo, ma la cosa che mi sembra più probabile è che questo Governo e questo Ministro siano troppo sensibili alle pressioni che vengono dall’utenza. Si tratta chiaramente di un ascolto demagogico, che proprio sul tema della formazione degli insegnanti rischiava di avere un effetto catastrofico: si pensi alla prima formulazione dei meccanismi di formazione degli insegnanti nel disegno di legge cosiddetto «Buona scuola»”.
Cosa dovrebbero fare MIUR e Parlamento a questo punto, secondo lei?
“Lavorare bene e celermente al decreto di delega sulla 107, la cui prospettiva supera definitivamente le precarietà e le sfasature che hanno caratterizzato le procedure abilitanti precedenti”.
Eppure voi vi opponeste alla chiusura delle SSIS… Che cosa c’è di diverso questa volta?
“All’epoca criticammo la Gelmini poiché non era alle viste alcuna alternativa e di fatto con il blocco delle SSIS si profilava un blocco del sistema delle abilitazioni selettive, cosa che puntualmente poi avvenne. Parlando a titolo personale, adesso si sta lavorando concretamente a una nuova procedura, non vedo quindi la necessità di un terzo ciclo di abilitati che poi andranno a incrementare il numero di quanti usufruiranno del regime transitorio. Per concludere, le condizioni per l’attuazione di questo terzo ciclo non sono soddisfacenti né qualitativamente né quantitativamente. Voglio però ripetere quanto ho detto sopra: non bandire un III ciclo TFA è opportuno in maniera direttamente proporzionale alla capacità di chi ne ha la responsabilità di varare gli atti operativi della procedura prevista dalla 107 e nel frattempo di informare l’opinione pubblica dello stato dei lavori al riguardo”.
La sua è una posizione condivisa?
“Ritengo di sì, le università non hanno intenzione di continuare a subire le campagne critiche che hanno già affrontato in passato soprattutto per le incertezze e le lentezze burocratiche del Ministero”.