Corte europea, la Chiesa non deve pagare l’Ici arretrato
“Sebbene i clericali vedano questa come una vittoria che assolve la Chiesa è piuttosto la dimostrazione di come le istituzioni, europee e italiane, abbiano un occhio di riguardo per il Vaticano e di come il sistema di norme sia stato nel corso dei decenni adattato proprio per garantire privilegi ecclesiastici, risultando quindi difficilmente emendabile”.
Questo il commento del segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti (Uaar), Stefano Incani, alla notizia che stamane la Corte europea ha respinto il ricorso presentato dai radicali al fine di far pagare agli enti ecclesiastici la tassa di proprietà sugli immobili non versata tra il 2008 e il 2012.
“Si tratta di una notizia che accogliamo con dispiacere poiché quei soldi – e parliamo di qualche miliardo di euro – non rientreranno nelle casse dello Stato, dove avrebbero dovuto essere fin dall’inizio. Allo stesso tempo confidiamo però che questa non sia la parola fine: la sentenza ha infatti dichiarato ricevibile il ricorso e quindi permetterà ai radicali di fare appello alla Corte di giustizia del Lussemburgo”.
Già nel 2012 la Commissione europea, pur riconoscendo che tale privilegio fosse un aiuto di Stato e una distorsione della concorrenza in violazione alle norme europee, ha dichiarato che l’Italia non avrebbe dovuto recuperare queste cifre perché “oggettivamente impossibile” stabilire quanta parte degli immobili dovesse essere considerata commerciale. Allora anche l’Uaar aveva scritto in merito al vice-presidente della Commissione europea Joaquin Almunia.