Concorso a cattedra, docenti bocciati ignoranti? Le Università difendono gli abilitati

WhatsApp
Telegram

Adalgisa Caira (Docente Abilitata TFA, Rappresentante TFA I Filosofia e Storia) – La Scuola, da tempo, sembra essere abbandonata a sé stessa. I docenti, quasi in massa, sono stati tagliati fuori in quanto precari “ignoranti e incompetenti”.

Questi gli aggettivi che sembrerebbero etichettare gli insegnanti odierni. Quasi l’85% dei docenti partecipanti al Concorsone 2016, “prodotto” dalla Buona Scuola per debellare il morbo del precariato, sarebbe non idoneo all’insegnamento. Il problema non è la bocciatura, ma il paradosso della bocciatura: i docenti partecipanti sono già stati selezionati da un precedente concorso abilitante quale il TFA, con prove specifiche e molto articolate e giudicati idonei da docenti universitari, docenti e dirigenti scolastici.

Il “concorso bis” sembrerebbe quindi annullare l’autenticità dei giudizi precedenti: abilitati ma non tanto competenti per poter insegnare. Assurdità. Qualcosa non quadra. I docenti che da anni, attraverso il sistema supplenze, affollano le classi con premura e con dedizione, non sarebbero più idonei ad entrare in classe. Tutti caproni. Il “posto di ruolo” non sarebbe alla loro portata, per loro solo contratti a spezzoni e fuori sede. Di queste incogruenze, gli insegnanti calabresi hanno già discusso caldamente a Squillace (CZ), giorno 8 agosto, durante la prima Assemblea territoriale promossa ed organizzata da docenti precari ed abilitati, col supporto del Coordinamento Nazionale Tfa.

Adalgisa Caira, promotrice della suddetta Assemblea, supportata dai docenti calabresi precari classe di concorso A19, Filosofia e Storia, “sconfitti” dal Concorsone rincara la dose presentando una lettera al mondo accademico con proposta mozione, specificamente all’Ateneo calabrese Unical, e accolta con grande approvazione dal Prof. Romeo Bufalo, Docente per il Tirocinio Formativo Attivo e Presidente Commissione TFA I Ciclo.

La lettera, i punti nodali e la proposta di mozione “accademica” contro “la Buona Scuola”

Care Comunità Accademica e Comunità mediatica,

solitamente non amo definirmi, ma in questo caso, sento l’esigenza di presentarmi come docente e studiosa precaria da illo tempore. In breve, sono una docente abilitata TFA I Ciclo in Storia e Filosofia con diversi anni di esperienza sul campo sia scolastico che universitario, sono Dottore di ricerca in Filosofia del linguaggio e della Mente, oltre che cultrice universitaria negli ambiti disciplinari di teoria della storia e di etica della comunicazione. Non mi va di sviolinare, in tal sede, il mio curriculum o quello dei miei cari colleghi, ma ho fatto cenno ad una parte dei miei studi per dare un senso anche al termine alienazione, che ultimamente utilizzo spesso durante i miei interventi. Ebbene, in questo preciso momento storico mi sento una docente alienata ma sicuramente non stupida e poco preparata, come le attuali politiche scolastiche ed alcune redazioni di servizio sembrerebbero etichettare la classe insegnante. In sintesi, la mia storia e non solo la mia (purtroppo!).

Nel 2013 ho deciso di diventare una docente “professionista”, quindi abilitata. In che modo? Mi sono iscritta al “concorso” TFA, perché di concorso si tratta, e l’ho vinto rientrando nei 30 posti messi a disposizione dalla Regione Calabria per ricoprire il fabbisogno scolastico nella fattispecie. Ho superato tre durissime prove: una preselettiva, una prova scritta e una prova orale su tutto lo scibile filosofico e storico. Finito il TFA con esame finale valutato da docenti universitari, docenti e dirigenti scolastici al costo complessivo di 3.500 euro, (perché abilitarci in Italia costa non solo energia ed impegno), pensavo di poter tirare un sospiro di sollievo e poter entrare in classe, in Calabria, abilitata al ruolo conquistato con tanti sacrifici. Ma la farsa doveva ancora palesarsi. In effetti, i tieffini non hanno avuto l’immediata possibilità di entrare nelle graduatorie ad esaurimento, il fabbisogno didattico di cui tanto si parlava non esisteva, quindi quei fatidici 30 posti sbandierati durante tutto il corso erano svaniti, ma il peggio doveva ancora arrivare con la Riforma della cosiddetta “Buona Scuola” (L.107/2015). La “Buona Scuola” è stata caratterizzata negli intenti dall’urgenza temporale legata al piano di assunzioni già dall’anno scolastico 2015/2016 e dal bisogno di miglioramento nei contenuti nonché gestionali dell’intero assetto scolastico. Ed ecco che arrivano gli aspetti cruciali della Buonissima scuola: l’autonomia scolastica, i poteri dei dirigenti scolastici, che diventano leader dell’apprendimento, in relazione alla chiamata diretta dei docenti, da valutare a mo’ di provino. Il problema da risolvere urgentemente era quello di saldare i docenti precari, già dal concorso del 1999 in lista di attesa. Lista allungatasi col concorso del 2012 e con le varie SSIS. Il piano di assunzioni si è dimostrato fallimentare sia sul piano formativo che informativo. Informativo perché non sono trapelati i dati esatti delle assunzioni e del metodo di assunzione su cui ancora bisogna fare chiarezza, sul piano formativo fallimentare, perché? Perché si sono ritrovati i nostri alunni in classe docenti che fino a ieri facevano mestieri del tutto differenti (abbiamo letto anche su vari post di persone, estranee totalmente alla scuola, che si sono ritrovate in classe senza abilitazione, con la sola laurea o col solo diploma senza punteggio servizio. L’unico merito? Aver occupato per anni le GAE). E i docenti abilitati TFA che fine fanno?

Ebbene, sempre, con l’approvazione della Riforma “La Buona Scuola” si è deliberato che i docenti abilitati non sarebbero stati ancora in grado di entrare in aula, se non avessero dimostrato di possedere abilità e competenze durante la performance di un ulteriore concorso: il concorsone 2016. Il concorso ha palesato incongruenze e discrasie sin dal bando. Bando che tardava ad essere pubblicato, tempi non rispettati, commissioni elette all’ultimo momento con criteri non specificamente dichiarati, griglie di valutazione assenti, classi di concorso che hanno dovuto sostenere il doppio delle prove scoprendolo solo in itinere, prove con domande da sviluppare con timer alla mano, con abilità informatiche e con conoscenze trasversali da rendere ogni materia un calderone. Sulla dubbia pertinenza delle domande si sono esposti diversi studiosi, come lo storico e giornalista Ernesto Galli Della Loggia. Sulle pagine delle Corriere della Sera, Galli della Loggia ha chiesto di conoscere i nomi di chi ha elaborato i quesiti di Storia, chiedendosi con non poca ironia se siano stati realizzati da direttori generali, docenti universitari, uscieri.

Anche l’editorialista del Corriere della Sera ha sottolineato la sproporzione tra complessità dei quesiti e tempo a disposizione, sostenendo che si è trattato “non di un esame ma di un tentativo di decimazione: chi mai potrà aver corrisposto adeguatamente, infatti, a questo grottesco invito a redigere in novanta minuti l’enciclopedia della storia universale? È l’ennesima dimostrazione del marasma che da tempo domina il Miur.”

I fautori del concorso 2016, “immemori” dei danni ancora in atto dei concorsoni del 1999 e del 2012, hanno rivendicato la fine del precariato: il concorso avrebbe “sistemato” tutti, facendo leva sullo spirito gregario che può nascere quando la precarietà diventa il tuo male quotidiano. Un concorso che, al momento, registra quasi l’85% di bocciati. Clamoroso il caso Calabria: zero ammessi per la classe A18 (Filosofia e Scienze Umane) e solo il 5% di ammessi per la classe A19 di Storia e filosofia. Hanno, però, sottovalutato gli insegnanti di oggi, che hanno perfettamente colto il meccanismo perverso del sistema istruzione e che non vogliono assumere l’etichetta di precari a vita, soprattutto quando precari sono considerati nelle competenze che il sistema, incoerentemente, continua a “sfruttare” nell’apparato delle supplenze, considerandole, in quel caso, idonee. Questo il paradosso della nostra Italia, dove il precariato può diventare alibi e condanna.

Di seguito i punti imputati:

Perché, mediante una semplice legge ordinaria (L. 306/2000), si è attribuito a posteriori valore concorsuale ai percorsi di abilitazione SSIS in modo da allinearsi ai dettami costituzionali e aprire le graduatorie ad esaurimento per poi permettere ai docenti di entrare a far parte del piano straordinario di assunzioni e per il TFA (percorso abilitante in toto) non è stata promossa la stessa procedura?

Come ha fatto il Ministero a definire i posti a livello regionale se ancora non si sa come resterà la situazione dopo la mobilità straordinaria 2016/17, che ricordiamo coinvolgerà migliaia di docenti?
Quasi l’85% dei docenti partecipanti al Concorsone 2016, “prodotto” dalla Buona Scuola per debellare il morbo del precariato, sarebbe non idoneo all’insegnamento. Il problema non è la bocciatura, ma il paradosso della bocciatura: i docenti partecipanti sono già stati selezionati da un precedente concorso abilitante quale il TFA, con prove specifiche e molto articolate e giudicati idonei da docenti universitari, docenti e dirigenti scolastici. Il “concorso bis” (perché infatti il TFA non ha valore concorsuale?) sembrerebbe quindi annullare l’autenticità dei giudizi precedenti: abilitati ma non tanto competenti per poter insegnare. Assurdità. Qualcosa non quadra. I docenti che da anni, attraverso il sistema supplenze, affollano le classi con premura e con dedizione, non sarebbero più idonei ad entrare in classe. Tutti caproni. Il “posto di ruolo” non sarebbe alla loro portata, per loro solo contratti a spezzoni e fuori sede.

Come sono state scelte le commissioni? Sarebbe utile conoscere criteri e quindi rendere pubblici i curricula. Ed ancora perché le Commissioni vengono cambiate in continuazione, anche due giorni prima dell’uscita dei risultati, come avvenuto per noi calabresi? E perché non è stata data la possibilità di verificare gli atti prima della data prevista per gli orali?

Perché le griglie di valutazione sono state elaborate dopo lo scritto? Perché diverse in tutte le regioni
Perché esiste una forte discrasia tra le domande poste durante gli scritti e il programma presentato dal Miur da studiare per poter partecipare “preparati” al concorso? Perché tra le domande compaiono argomenti che nelle Programmazioni Scolastiche non figurano?

In relazione ai punti appena elencati la classe A19 dei docenti precari calabresi porterà avanti specifici ricorsi e specifiche mozioni col supporto del mondo accademico (si spera!)

Le riflessioni del Prof. Romeo Bufalo, Presidente di Commissione TFA I e Docente Unical

“Quasi tutti i quesiti proposti, pur partendo da singoli autori e problemi circostanziati, rinviano tuttavia ad un arco teorico-concettuale e temporale assai vasto che mette in difficoltà anche i candidati più preparati. Anzi, forse mette in difficoltà soprattutto costoro. Proprio chi conosce bene, ad esempio, il problema filosofico della prova ontologica dell’esistenza di Dio (con le sue riprese moderne in Cartesio, Spinoza, Leibniz, Kant e le diverse conseguenze che, come ha mostrato Schopenhauer, esso ha prodotto in ciascuno di loro, ecc.) sarà sopraffatto dall’ansia…dell’orologio!( i tempi per ciascun quesito consistevano in una manciata di minuti). Più in generale, come si fa a parlare esaurientemente in 15 minuti del fenomeno delle migrazioni verificatosi negli ultimi dieci secoli o del “cogito” cartesiano, delle sue ripercussioni in età moderna e delle interpretazioni contemporanee? Ma soprattutto, chi giudica i giudicanti? Sarei davvero molto curioso di sapere quanti dei commissari che hanno valutato i candidati, respingendone 75 su 80, avrebbero risposto a quelle stesse domande negli stessi tempi richiesti ai candidati e, soprattutto, con quali risultati.

Ho avuto modo di conoscere diversi dei candidati al concorso per averli avuti come allievi al TFA attivato presso l’Università della Calabria nell’anno accademico 2012-13. Nella maggior parte dei casi, si tratta di persone che hanno acquisito un livello di conoscenze disciplinari ed una maturità professionale decisamente apprezzabili. Alcuni di loro hanno conseguito con brillanti risultati il diploma di Dottore di ricerca. Altri hanno prodotto, durante le attività di tirocinio, interessanti elaborati su specifiche questioni di storia della filosofia affrontate dal punto di vista didattico. Su mia sollecitazione, il gruppo di allievi ha poi integrato e rielaborato i contributi e li ha raccolti in un volume, del quale sono io stesso curatore assieme ad altri tre allievi, dal titolo Percorsi tematici di Filosofia e di Storia per il Tirocinio Formativo Attivo (Roma, 2014). Questo mio intervento nasce dal grande stupore con cui ho appreso che quasi tutti quegli allievi non hanno superato la prova scritta al recente concorso a cattedra.”

Bufalo R., Caira A., Giordano A., Rotella I., (a cura di), “Percorsi tematici di filosofia per il Tirocinio Formativo Attivo (TFA). Per la classe di concorso A037-Filosofia e Storia nei Licei”, Aracne, Roma, 2014

Mozione

Per avvalorare la nostra causa dei “tfa in ruolo”, impugnando il D.M. 495/2016, lanciamo un appello al mondo accademico nella persona del Prof. Romeo Bufalo, Docente Universitario, Docente di Teoria e Didattica della Filosofia TFA e Presidente di Commissione TFA I Ciclo.

Consideriamo ingiusto la svalutazione totale del titolo abilitante TFA, non equiparato dal legislatore al medesimo titolo ottenuto con le vecchie SSIS (Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario). Non abbiamo potuto accedere alle GAE per motivi a noi sconosciuti, mentre mediante una semplice legge ordinaria (L. 306/2000), si è attribuito a posteriori valore concorsuale ai percorsi di abilitazione SSIS in modo da allinearsi ai dettami costituzionali e aprire le graduatorie ad esaurimento per poi permettere ai docenti di entrare a far parte del piano straordinario di assunzioni

Pensiamo, perciò, che il nostro inserimento nelle GAE costituisca il naturale riconoscimento del nostro itinerario formativo, e inoltre una chiara valorizzazione dei servizi erogati dalle istituzioni universitarie. Non riconoscere il valore concorsuale del percorso abilitante screditerebbe i giudizi certificati dalle commissioni universitarie alla fine del percorso abilitante. Pertanto chiediamo alla Comunità Accademica il sostegno pieno alle nostre legittime rivendicazioni.

La mozione è stata già firmata dal Prof. Bufalo e il passaparola tra docenti è già cominciato.

WhatsApp
Telegram

Abilitazione all’insegnamento 30 CFU. Corsi Abilitanti online attivi! Università Dante Alighieri